Le partenze femminili sono considerate come semplici risposte alla chiamata di mariti e padri partiti in precedenza e oramai stabilitisi all’estero, rientranti pertanto nei casi di ricongiungimento familiare.
Così, mogli e figlie partono per ricongiungersi con gli uomini di famiglia, assumendo dunque nella scelta un ruolo passivo di soggetti che non decidono in autonomia di emigrare e di trasferirsi all’estero in modo definitivo.
Il fenomeno migratorio offre dunque scarsa visibilità e importanza al ruolo della donna, relegata all’interno dei meccanismi decisionali in una posizione esclusivamente secondaria”.
A sostenerlo è Claudio Falleti nel libro dal titolo “L’esodo. L’emigrazione italiana nelle Americhe dal 1861” (€ 13,00 – pag. 96 -Infinito edizioni).
Il ruolo della donna nell’emigrazione è senz’altro passivo ma allo stesso tempo, continua Falleti, “alcune tradizioni culturali italiane sopravvivono nelle Americhe soprattutto grazie alle donne che le hanno tramandate. Si pensi, ad esempio, alle tradizioni culinarie all’interno delle famiglie, alle feste religiose, che costituiscono fattori fondamentali all’affermazione del senso di appartenenza culturale e alla conservazione dell’identità.
Nel bagaglio della migrante vi sono le sue tradizioni, le sue origini, il desiderio di rimanere radicata a un punto fermo, sia questo rappresentato dal ricordo del paese natale o piuttosto dall’orgoglio di essere italiana”.
Claudio Falleti ne “L’esodo. Il libro si chiude con le risposte alle domande più frequenti poste dai discendenti di quegli italiani che oggi chiedono il riconoscimento della cittadinanza.