La folta e lunga barba. Gli occhi incavati che ti fissano. Il viso e la fronte rugosi. È un’icona rimasta impressa nella mente di tanti studenti. Ora più che mai. I 500 anni della sua morte sono un anniversario che celebrano Leonardo Da Vinci come il più grande genio del Rinascimento. La Gioconda è forse il quadro più famoso di tutti i tempi, a seguire la Dama con l’Ermellino e L’ultima cena, l’opera che rappresenta il celebre episodio evangelico dell’ultima cena, il momento in cui Cristo celebra con i suoi discepoli la Pasqua ebraica e che apre il capitolo drammatico della Passione.
I francesi hanno provato ancora una volta a scippare qualcosa di importante agli italiani. Goffamente. È morto sì in Francia, il 2 maggio ad Amboise, dove l’artista toscano era ospite del re di Francia Francesco I, ma era italiano. Perciò il presidente della Repubblica è andato a Parigi da Macron. Polemica chiusa. Pittore e scultore, artista, inventore e sognatore. Nato nel 1452 ad Anchiano, piccolo borgo vicino Vinci (FI), Leonardo ha cominciato ad avvicinarsi alla carriera di artista come apprendista nella bottega del grande pittore Verrocchio. Ammirato e rispettato da prìncipi e potenti, è stato al servizio di Ludovico il Moro a Milano e di Giuliano de Medici al Vaticano.
Quattro tra disegni e dipinti di Leonardo da Vinci sono stati scelti per illustrare i francobolli emessi per ricordare il quinto centenario della morte. I francobolli – validi per la posta ordinaria – sono racchiusi in un foglietto sul cui sfondo è riprodotta una pagina del “Codice Arundel” conservato alla Briitish Library di Londra. Ma il critico d’arte italiano Vittorio Sgarbi non ha perso l’occasione di far parlare di sé sproloquiando: “Leonardo da Vinci? Un fannullone di talento”.
Leonardo fu tutto e il contrario di tutto: scienziato, poeta, filosofo, inventore, visionario e in fondo artista vero a tutto tondo del Rinascimento italiano ed europeo. Un fulgido esempio di assoluta genialità “prestata” all’umanità europea di cui ancora oggi se ne rende grazie per le conseguenze di quel suo operare fino al 2 maggio 1519.