Nata in una famiglia ebrea tedesca, comincia a raccontare la sua infanzia nella New York anni ’60. Ha una madre soprannominata “la regina della muffa” e un padre appassionato di libri.
Attraverso l’umorismo rivela che per lei il cibo era un modo per dare un senso al mondo: osservando le persone mangiare scopriva chi fossero. Ruth ha avuto 3 nonne, nessuna delle quali però sapeva cucinare, ma lei adorava Alice delle Barbados, la domestica che preparava delle ottime mele al forno.
Già all’età di 8 anni inizia a prendersi cura di sé e a mettere in pratica gli insegnamenti della signora Peavey, ossia non permettere agli altri di dirti come devi vivere la tua vita.
A 13 anni fa un viaggio in Francia, poi va in collegio in Canada per imparare il francese. Scopre i piaceri della tavola e dà descrizioni dettagliate del cibo. Durante la sua adolescenza problematica comincia a cucinare per gli amici e a organizzare feste.
All’università conosce Serafina e comincia a vedere la società come un mucchio di persone frustrate che si sono circondate di regole per isolarsi dalla vita. E’ un attivista, lotta per i diritti civili e contro la guerra. Studia sociologia e si rende conto che il cibo può avvicinare o allontanare le persone.
A 20 anni incontra un ragazzo di cui si innamora e che sposerà. Con quest’ultimo si trasferisce in una comune in California dove impara a riutilizzare il cibo trovato nella spazzatura e da ciò prende coscienza che le piace insegnare agli altri il suo modo di cucinare.
Un libro appassionante da divorare quasi in un sol “boccone”, che ricorda le ricette di Isabel Allende o il racconto “Come l’acqua per il cioccolato”. Una chicca è che ad ogni personaggio viene affiancata una ricetta che i lettori possono riprodurre. Il libro è consigliato a chi è curioso di scoprire aneddoti e curiosità sul mondo culinario.