È una norma del Codice della strada che riguarda anche i connazionali all’estero. Se il cittadino italiano residente all’estero rientra definitivamente in Italia e porta con sé l’auto, ha 60 giorni per regolarizzare il veicolo. E’ il decreto Salvini che introduce questa normativa modificando gli articoli 93 e 132 del Codice della strada.
Il Codice della Strada italiano impediva già la circolazione di veicoli con targhe straniere sulle strade italiane, ma la norma non era chiara sufficientemente perché bisogna dimostrare che l’auto immatricolata all’estero fosse rimasta in Italia più di un anno.
Da quando è entrato in vigore il decreto sulla sicurezza il 1 dicembre 2018, si sono verificati molti casi di automobilisti “pizzicati” alla guida di veicoli con targa straniera senza essere residente all’estero da almeno 60 giorni. Molti inconsapevolmente guidavano l’auto del marito residente all’estero oppure della madre che vive in un Paese straniero. Occhio quindi!
È un reato amministrativo che comporta una multa da 712 euro (minimo) fino a 2.800 euro e l’obbligo di regolarizzare il veicolo in Italia entro 180 giorni. Se non si intende nazionalizzare l’auto, bisogna chiedere il foglio di via alla Motorizzazione per usufruire di una targa provvisoria.
Ci sono naturalmente delle eccezioni per gli automobilisti che guidano l’auto dell’azienda situata in Europa e risultano essere dipendenti o collaboratori. La misura del governo è giustificata dal fatto di voler colpire chi finora ha pensato di importare auto di lusso evitando così di pagare il superbollo. Ora, se si risiede da più di 60 giorni in Italia non si può guidare un’auto con targa straniera.
La norma simile con il principio della residenza vige anche negli altri Paesi europei. In Svizzera, per esempio, per guidare un’auto con la targa di un cantone elvetico un italiano deve essere iscritto all’Aire.