Concetto, perché hai scritto questo libro?
Perché la storia del referendum contro gli italiani in Svizzera nel 1970 parla moltissimo all’Italia di oggi. Eravamo gli ultimi d’Europa, e gli ultimi emigravano. Tra loro c’erano i miei genitori che, poverissimi, avevano lasciato la Sicilia, nei primi anni Sessanta, per cercare fortuna. Mi sono accorto che non sapevo quasi nulla della loro storia, e perciò ho sentito improvvisa l’urgenza di raccontarla in questo libro. La mia è una famiglia di emigrati. Vivono tutti nel canton Argovia, tra Zurigo e Basilea.
A chi dedichi questo tuo saggio?
A mia nonna Nina. Rimase vedova a 33 anni, eppure lasciò partire mio padre per la Svizzera, sapendo che sarebbe rimasta sola. Gli disse: Non ti ni incaricari, è la tua vita. Cioè: Non farti carico della mia solitudine.
Le tue fonti?
Ho interrogato emigrati, ex emigrati, i miei genitori. Ho consultato i giornali dell’epoca, italiani e svizzeri. Ho fatto ricerche alle Teche Rai, all’archivio online della tv svizzera, Ho studiato molto materiale al Centro per l’emigrazione a Roma e al Sozialarchiv di Zurigo. Soprattutto ho attinto notizie da circa sessanta libri. Ho cercato con passione. Lo scorso inverno, ho dedicato a questo progetto ogni secondo libero della mia vita. Anche a Capodanno mi sono svegliato alle sei del mattino per scrivere. È stata un’avventura intellettuale estrema, faticosa, solitaria ma anche liberatoria.
Ti sta dando soddisfazioni?
Sì, oltre ogni attesa. È stato ristampato quattro volte in quaranta giorni. Nel 2020 uscirà l’edizione per il mondo tedesco. (Svizzera, Germania, Austria, edito da “Orell Füssli” ndr).
I lettori ti scrivono?
Ricevo moltissime email, e anche messaggi su Facebook. Una signora mi ha scritto dall’America. Mi scrivono commossi, si rispecchiano nella storia dei miei. Mi raccontano le loro testimonianze, in genere. Le storie degli emigrati possono essere molto diverse tra loro ma il senso di sradicamento che vissero fu uguale per tutti.
E gli svizzeri?
Mi scrivono anche loro. Il libro ha avuto un’eco mediatica grande sui loro media.
Che emozioni hai provato, mentre scrivevi?
Sentivo che questa storia mi riguardava nel profondo, e ho dovuto scavare dentro di me, come mai prima di allora, ma allo stesso tempo ho cercato di mantenere una distanza, un pudore, non volevo scottarmi.
Il compito dello scrittore.
Il compito di un giornalista che scrive libri – come nel mio caso – è quello di raccontare delle storie con una corda civile. Sono tempi difficili, serve un supplemento d’impegno, di umanità.
ZURIGO 27 settembre ore 19.30, Sala Teatro del Liceo Artistico, Parkring 30 e rientra negli eventi denominati “Lunedì del Corriere” organizzati dal Corriere degli Italiani per l’Italianità; LENZBURG 28 settembre ore 15, Pfarreizentrum, Bahnhofstrasse (organizzato dalle Acli e dalla locale Missione Cattolica Italiana).