Io che ho l’abitudine di chiamare le persone con il cognome, per lui usavo il nome. L’ho sempre chiamato Michele. Forse perché ho conosciuto altri Schiavone.
Da giovani andavamo a pranzo insieme, in una paninoteca nei pressi di Helvetiaplatz, a Zurigo. Michele lavorava in banca, io alla Federazione dei Circoli Realtà Nuova.
Erano gli anni Ottanta. Entrambi nel Pci, io a Wetzikon, nell’alto Zurighese, lui a Kreuzlingen, nella Svizzera Orientale.
Così, in una lunga e comune militanza politica siamo diventati uomini. Ci legava quel rispetto e quell’amicizia che non ci hanno fatto mai perdere di vista.
Era un fondista in politica. Una capacità di resistenza e una caparbietà che lo hanno portato a ricoprire la massima carica istituzionale per gli italiani nel mondo: Segretario Generale del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero.
Sarebbe anche diventato Senatore. Eh, sì. Ha mancato il seggio nel 2022 per pochi voti. Le 30 mila preferenze non gli sono bastati per coronare una vita spesa tra la comunità italiana in Svizzera, in Europa e nel Mondo.
Si trovava a suo agio con ministri e alti funzionari. Era capace di competere con garbo e gentilezza. Sapeva farsi amare e voler bene. Lascia ovunque un vuoto incolmabile.
Alla moglie Angela e ai suoi due figli il cordoglio più profondo.
Addio Michele!