Vita e politica. Il miracolato che ha sconfitto il diavolo!

farina_politica_2021Intervista a Gianni Farina, già deputato del Pd dal 2006 al 2018. La lunga e dura battaglia contro il Covid. La riscoperta della bellezza della vita. Da mattatore a osservatore della politica. Il rinnovo dei Comites come una cerimonia di addio.

Gianni Farina, il miracolato che ha battuto il Covid, è tornato quasi in piena forma.
Brividi di freddo di una qualsiasi notte dicembrina, in attesa del mistero che accompagna, da sempre, la nascita, alcuni millenni fa, del Nazareno.

Il tampone al pronto soccorso. Il responso che temi. Il Covid ha attaccato i polmoni, il cuore e il cervello. L’ambulanza, a sirene spiegate, sale verso Sondalo in alta Valtellina, l’ospedale che un tempo non lontano curò i malati di tubercolosi, oggi adibito a combattere il mostro. L’ossigeno mi è già amico. È un confidente, un fratello adagiato dentro un bombolone nell’accompagnarti verso il colle della speranza.

Così vivrò per oltre 2 mesi. Superati grazie all’aiuto decisivo degli infermieri, i miei angeli custodi: una valtellinese, un albanese, una tailandese, un’ucraina e un’etiope. Qualche momento di lucidità nel torpore di una notte infinita. In quei pochi attimi riscopri la forza della memoria. Pennellate di vita vissuta: ricordi, passioni, gioie e dolori, rimorsi per ciò che avresti potuto e non hai fatto. Strano. Sempre al passato, come se tu già te ne fossi andato lievitando nell’immensità di un buco nero da cui, chissà come, una mano amica ti ridà il prodigio di carpire un flebile raggio di luce. E in quell’attimo, ho sempre rivisto mia madre, la Nilde ultra centenaria che trascorre, ignara di ciò che accade, i suoi giorni lontana da me, dal suo Gianni a cui ha dedicato il meglio della sua forza vitale.

Nutro, da sempre, qualche dubbio sull’esistenza di Dio così come ce l’ho hanno descritto. Ho conosciuto il diavolo e l’ho sconfitto, non so come e perché. Ma sto apprezzando, più di prima, la gioia e il bene della vita.

È rimasta la passione politica?
E come si può dimenticare il senso di un impegno in cui hai profuso il meglio di te stesso. In tanti decenni in cui, come tutti noi, donne e uomini che hanno fatto parte di una grande storia umana, pensavamo di contribuire a cambiare il mondo, ma il mondo ha cambiato noi, lasciandoci in mezzo alle macerie di un universo impazzito che ha smarrito il messaggio universale della fratellanza.

Della politica italiana vorrei non parlarne. Beh……. Qualche lodevole, meritevole esponente.

Enrico Letta, il segretario del PD, dotato di intelligenza e indubbie doti morali e umane.

Giuseppe Conte, l’ex Presidente del Consiglio, a cui dobbiamo un sentito ringraziamento per l’eredità del patrimonio europeo (finanziario e di prestigio) lasciatoci, obliato, spesso, da una politica bieca e ingenerosa.

L’alta figura del Presidente Sergio Mattarella. Il prestigio di  Mario Draghi.

Ma sarei ingiusto, se non citassi i due ministri della repubblica che svolgono, nel turbinio di vergognosi attacchi personali, il loro lodevole, appassionato lavoro per il bene del nostro Paese: Luciana Lamorgese al ministero degli interni e Roberto Speranza in quello della salute. Auguri di cuore a loro due!

Parliamo allora di rinnovo dei Comites, la sfida politica più vicina per gli italiani all’estero. Come vedi questo voto di dicembre?
Nelle condizioni attuali, un rinnovo inutile e dannoso. Il funerale di un sogno infranto nato negli ultimi decenni del secolo scorso. Dietro la retorica il nulla.

Pochi intimi, accompagneranno, mestamente, la cerimonia d’addio.

Tutto cambia e non organismi nati nel corso di un tempo che non c’è più, travolto, com’è, da un vorticoso processo di cambiamento che muta ogni giorno il corso della vita

Per la verità né Comites né Cgie le volevano.
Comites e CGIE erano, a ragione, contro. Ma sono parsi, come troppo spesso accade, a torto o a ragione, organismi corporativi attaccati a piccoli presunti poteri e altrettanti minuscoli privilegi.

Sono ancora utili oppure appartengono ad un’emigrazione che non c’è più?
Hanno, come si diceva un tempo, esaurito la loro fase propulsiva. Sono inutili.

E forse, viste le qualità intellettuali di taluni rappresentanti del Consiglio Generale, la loro contrarietà al rinnovo poteva essere accompagnata da una proposta innovativa all’altezza di un rilancio dell’attenzione verso la comunità di origine italiana nel mondo. Io penso a Consigli Nazionali eletti a suffragio universale, da eleggere insieme alle elezioni politiche, come a strumenti locali in grado di fornire al nuovo Consiglio degli italiani nel mondo e ai pochi eletti nel prossimo parlamento repubblicano il sostegno indispensabile ad una politica innovativa. Che vuol dire accompagnare con intelligenza il processo di cittadinanza partecipativa (Integrazione?) di un nuovo interculturalismo globale dell’emigrazione storica e assolvere ai compiti posti dalle nuove migrazioni economiche prodotte dai rivolgimenti e delle crisi in atto

Ma prima bisogna iscriversi nei registri elettorali.
Di casa in casa per incoraggiare qualche residua e restia iscrizione.

Ripetere l’ultima farsa elettiva dei Comites?  Direi proprio di no. Per tutti i motivi a cui ho accennato.

Le tue previsioni?
Che purtroppo, ormai, visto l’avvio dell’iter procedurale, assisteremo all’ennesima dimostrazione di cecità e disinteresse verso i nostri cittadini in Europa e nel mondo.

Qualcuno verrà eletto in rappresentanza non si sa di chi e perché. In attesa, poi, della prossima scadenza legislativa (Forse nel 2022, dopo l’elezione del Presidente della Repubblica, o a scadenza elettorale nel 2023) con gli attori protagonisti in campo a contendersi una rappresentanza parlamentare ridotta, nel vuoto di una ricchezza partecipativa e democratica annientata e scomparsa: per l’ignavia della politica romana verso l’Italia che vive in Europa nel mondo e l’incapacità della stessa a rinnovarsi per dare concrete risposte al tempo che viviamo.

Per ora, consoliamoci con il presente.

L’Italia ha resistito e resiste, come vuole e sa nei momenti drammatici della sua storia.

Ci sarà tempo e modo di parlare del piccolo mondo nostro.