L’Unione europea c’è. E’ questo il messaggio forte della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Ad oggi più di 3 mila miliardi di euro sono stati mobilitati nella Ue per combattere la crisi economica legata al coronavirus. Inoltre, è stato permesso ai Paesi dell’Ue di iniettare subito liquidità nelle loro economie.
E’ stato calcolato che le misure di sostegno all’economia decise dai governi per combattere il coronavirus implicheranno un aumento dei deficit pubblici pari al 6% del Pil. Secondo le previsioni internazionali sarà l’Italia a pagare il maggiore prezzo: deficit di bilancio annuo all’8,3%, calo del pil -9,1% e debito pubblico al 155,5% del prodotto interno lordo.
Secondo gli ultimi dati disponibili, nell’UE-28 il rapporto tra debito pubblico e PIL è sceso dall’81,7 % alla fine del 2017 all’80,0 % alla fine del 2018. Classifica guidata in negativo dalla Grecia con il 181,1 %, seguita dall’Italia con il 132%. Gli altri grandi paesi europei hanno un debito pubblico più contenuto: la Francia il 98%, la Spagna 97% e Germania 61%.
Però l’Unione europea non si fa impressionare da queste cifre. “Il prossimo bilancio Ue dovrà distinguersi dagli altri, perché dovrà dare la risposta europea alla crisi del coronavirus”. Nella conferenza stampa di ieri la presidente della Commissione europea, il capo del governo dell’Ue, ha indicato quale sarà la roadmap per uscire dalle restrizioni dovute al coronavirus: un grande piano di investimenti pubblici e privati.
Tre le precondizioni indicate dalla Commissione per l’allentamento delle misure di contenimento: “Un importante calo della diffusione del coronavirus; una sufficiente capacità del sistema sanitario; un’adeguata capacità di sorveglianza e monitoraggio”.
E l’apertura delle frontiere? La fine dei controlli alle frontiere interne deve avvenire in modo graduale” e nel moneto in cui la situazione epidemiologica delle regioni frontaliere converge. Per il momento non si parla di date.