Già nel ‘700 a Roma c’erano avvisi che invitavano a non buttare l’immondizia in strada. Alcuni sono rimasti e si incontrano nei vicoli del centro storico.
Sono passati secoli e ancora Roma, la Capitale, non è una città che brilla per pulizia. Sarà colpa delle amministrazioni che si tramandano incapacità e pigrizia? Sarà colpa dei romani, che si tramandano negligenza e rassegnazione?
La sindaca Raggi dopo l’elezione disse che era arrivato finalmente il cambiamento, il vento del cambiamento soffiava forte, e per la città iniziava una nuova era di splendore. Questa nuova era magnifica nessuno ancora l’ha vista.
Il vento soffia sempre nella stessa direzione e la città appare triste e sciatta. Il centro storico è pieno di spazzatura, del trasporto pubblico è meglio non parlarne, da mesi ci sono due fermate chiuse della metro: Barberini e Repubblica, e ora in estate i pendolari dovranno vivere altri giorni di passione, con ulteriori chiusure della linea A.
In giro passeggiano piccioni, topi e gabbiani, quando non cinghiali. Le periferie sono piene di pattume. Barriere di cassonetti, tutti malandati e maleodoranti, spesso e volentieri lasciati aperti – lasciati aperti con cassette della frutta e cartoni – e in questi cassonetti così aperti capita di vedere persone intente a rovistare, a mani nude o con bastoni.
Il fenomeno del rovistaggio fa sì che i rifiuti cadano tutti lungo il marciapiede, ma certo c’è anche chi l’immondizia in strada la butta normalmente, per abitudine. I romani – e non solo nei quartieri più periferici – anche in quelli della Roma bene, trattano le vie di quartiere come discariche e gettano allegramente mobili, televisori, materassi, divani, giocattoli eccetera eccetera. Roma è sempre più abbandonata. Le soluzioni esistono, basterebbe copiare le città virtuose.
Ma forse, nessuno a Roma ne ha voglia, neanche di copiare.