Pensieri ad alta voce: emigrazione e solidarietà

Bag_ValigiaLa valigia è stata a lungo il simbolo dell'emigrazione

L’emigrazione è antica come la vita, ma nei tempi odierni è stata definita e regolata al concetto di nazione. Gli immigrati portano con sé caratteristiche che non sempre si integrano nelle regole sociali locali, che rappresentano perlopiù degli impedimenti.
Dato che gli immigrati sono portatori di lingue, abitudini sociali e religioni diverse da quelle locali prevalenti, non riescono sempre a integrarsi nelle realtà locali. Il concetto di “immigrato” dettato dall’ ONU è ben chiaro: “E’ una persona che si è spostata in un paese diverso da quello di residenza abituale e che vive in quel paese da più di un anno”.

Nella vita quotidiana purtroppo non prevale l’atteggiamento della definizione dettata dall’ONU, ma la definizione assume una sfumatura xenofoba quando al primo impatto riscontriamo una persona totalmente diversa da noi (colore della pelle, lingua e abitudini).
La domanda sorge spontanea se ci chiediamo se il nostro paese è usurpato dai rifugiati? Le varie guerre del nord e centro Africa hanno costretto circa cinque milioni di profughi alla fuga. Secondo i dati dell’UNHCR (2016 e 2017) solo le persone più equipaggiate arrivano in Europa. E purtroppo questo numero basta a suscitare enormi paure e rifiuti.

La miseria, la fame e le catastrofi come le crisi ambientali aumentano, rendono gli spostamenti da un paese all’altro forzati. E spingono la gente a salire su delle piccolissime imbarcazioni e affrontare un lungo viaggio in mezzo al mare. Chi ha fortuna riesce a sbarcare sulle coste. Per tanti altri il mare è diventato la loro tomba. Essi emigrano sperando di trovare una terra migliore per loro ed i loro famigliari, non una vita da fantasma.
Ricordiamoci però che ci sono molti immigrati che curano i nostri anziani e questo rende a tante famiglie la vita più semplice.

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