Oggi l’Italia licenzia 345 parlamentari!

taglio_cameraQuattrocento deputati e duecento senatori rappresentano il nuovo volto della democrazia italiana: da 945 parlamentari a 600. Con l'ultimo via libera di Montecitorio, a maggioranza assoluta, la riforma sarà legge. L’estero perde sei parlamentari.

Oggi ultimo passaggio, il quarto, per dare il via libera al disegno di legge della riforma costituzionale che sancisce la riduzione del numero dei parlamentari italiani. La Camera dei Deputati passa da 630 membri a 400 e il Senato da 315 a 200. Un taglio netto di oltre un terzo di parlamentari. Ci sarà un eletto ogni 151mila abitanti alla Camera e un senatore ogni 302mila italiani al Senato

Anche gli italiani all’estero si vedranno ridurre la loro rappresentanza. La Circoscrizione estero passa da 18 parlamentari (12 deputati e 6 senatori) a 8 deputati e 4 senatori. Un taglio netto di un terzo che soffoca le ambizioni di tanti aspiranti onorevoli e senatori. Su oltre quattro milioni di votanti (4.230.854 elettori ed elettrici registrati alle scorse elezioni del 2018), il rapporto è di un parlamentare ogni 350 mila elettori. La quota notevolmente inferiore a quella in Italia, rende la riforma davvero indigesta per gli italiani residenti all’estero.

E’ una legge che ha fortissimamente voluto i 5Stelle. Secondo i numeri del Movimento, i risparmi sarebbero di 100 milioni l’anno, 500 a legislatura. Questi numeri sono però diversi da quelli rilevati dall’Osservatorio dei Conti Pubblici, secondo il quale il taglio dei parlamentari farebbe risparmiare 57 milioni all’anno e 285 ogni legislatura.

Gli alleati Pd e Leu per il loro voto chiedono dei contrappesi istituzionali, a cominciare dalla possibilità di riunire il Parlamento in seduta comune, 600 tra deputati e senatori, per la fiducia al governo, oltre all’introduzione dell’Istituto della sfiducia costruttiva e la riduzione del numero dei delegati regionali, ora 58, per l’elezione del Presidente della Repubblica.

Se la riforma dovesse essere approvata anche alla Camera a maggioranza semplice, come è avvenuto in Senato, la riforma sarebbe promulgata dopo tre mesi, durante i quali sarebbe possibile chiedere un referendum popolare. Possono chiedere un referendum un quinto dei membri di una camera o cinquecentomila elettori o cinque consigli regionali.

Il vice presidente del Senato, il leghista Roberto Calderoli ha già annunciato che oggi stesso la Lega “andrà in Corte di Cassazione a depositare il quesito referendario, in questo modo sarà possibile far esprimere gli italiani già in primavera”.