Ho sempre creduto che le “regole” debbano “regolare” la buona convivenza di un popolo, di una comunità o di una famiglia. Tutto “regolamentato” dai valori di civiltà, valori raffinati dagli errori del passato. Ancora oggi ne sono altamente convinto, malgrado si incontrino spiacevoli eccezioni che conducono a pensare che sia necessario rivedere queste convinzioni.
Le persone giuste, al momento giusto e al posto giusto
Dalle tante sollecitazioni di connazionali in difficoltà o che si trovano in sgradevoli eventi che stanno vivendo quanti fanno parte della comunità italiana all’estero, mi sorgono ed assillano diverse considerazioni che sembrano prendere sempre più forma. Nei miei precedenti testi, cito spesso una mancanza di considerazione del popolo italiano all’estero da parte della nostra amata Patria. E mi sorge un dubbio: ma mi sbaglio? Sono cambiate le regole all’insaputa dell’utenza?
A Ginevra, in Svizzera o in altre parti del mondo, si notano palesi contrasti o meglio rapporti talvolta surriscaldati tra le rappresentanze elette o associazionistiche con le rappresentanze diplomatiche. Frugando tra i miei ricordi, non ho trovato traccia di una situazione del genere nel passato: perché?
Tra i tanti perché e domande che necessariamente si palesano, quali potrebbero essere, mi chiedo, i motivi di tutto questo? I disfunzionamenti dei servizi consolari? L’insofferenza tra gli interlocutori? O potrebbero essere, a mio parere, anche tentativi di svalutare queste rappresentanze elette e associazionistiche, al fine di renderle deboli e approfittarne per eliminarle?
Andiamo per ordine.
– Disfunzionamenti dei servizi consolari: si ha l’impressione che, quello che sta vivendo l’emigrazione italiana potrebbe essere l’incipit dell’abbandono progressivo del documento di identità per gli italiani. Mi spiego meglio!
Da qualche tempo e per motivi di vario tipo, rinnovare il proprio documento d’identità è diventato un calvario, un incubo, una impossibilità per molti connazionali. Di fronte a tale problema di non poco conto, viene favorita la decisione dell’abbandono del documento italiano per tutti coloro che hanno la doppia nazionalità, che possono rinnovare facilmente e come normale in un Paese civile i propri documenti, e si costringe chi ha la sola nazionalità italiana a chiedere il rinnovo del proprio documento nel Comune di domicilio in Italia, fino a quando questo sarà possibile. Tutto ciò, senza considerare i mancati introiti sui servizi notarili, totalmente assenti in alcuni consolati.
Qui, non si intende puntare il dito contro qualcuno, ma, se le istituzioni preposte non intervengono per sanare le spaccature, si rischiano situazioni preoccupanti.
– L’insofferenza tra gli interlocutori: sono stato sempre del parere e fermamente convinto che, chi decide di dedicarsi a rappresentare qualcosa o qualcuno deve lasciare da parte le antipatie o simpatie personali, altrimenti il giudizio rischia di precipitare a quello che si usa definire un abuso di potere, che ha come conseguenza l’omissione di atti di ufficio. La sensazione attuale sta proprio in questa fastidiosa sensazione che i pubblici ufficiali, perché tali sono, si lascino guidare da “antipatie” del tutto soggettive che portano al paradosso sopra descritto.
– Tentare di svalutare le rappresentanze elette o associazionistiche? A quale scopo? Per pavoneggiarsi, o per magari aspettarsi un ritorno personale o d’immagine. Non credo sia possibile. Quando si ha la presunzione di voler modificare il corso della storia, la prima cosa che si dovrebbe valutare è la consapevolezza della percentuale di riuscita e, su questo tema, la percentuale è minima.
Tra incompetenze, indifferenza e dimenticanze, chi ne fa le spese sono, come di consueto, sempre i soliti italiani residenti all’estero che si trovano incastrati e schiacciati tra queste dinamiche, che vengono giustificate come un mantra: le carenze del personale e dei finanziamenti pubblici, la mancanza di organizzazione, le lentezze della macchina della pubblica amministrazione, l’evasione fiscale da parte dei contribuenti e le difficoltà di perseguire i responsabili e di recuperare il dovuto.
Oggi sono ancora più convinto di ieri che una disgregazione dei valori che regolano l’educazione ed il “savoir vivre” distrugge le basi dell’equilibrio dell’evoluzione del senso civico di un popolo, di una comunità, con il forte rischio che tutto diventi frustrazione. Le logiche che portano ad una carenza di dialogo tra l’utenza e le rappresentanze finalizzano l’insofferenza a tutto quello che rappresenta il tricolore italiano e allontanano sempre di più i cittadini dalle istituzioni. È davvero questo quello che vuole chi scrive le regole o non le fa rispettare?
Noi, italiani, abbiamo quel bisogno di sognare, quella necessità di costruirci un immaginario affinché possiamo liberamente convincerci che l’Italia non ci ha dimenticati, vogliamo sentirla vicina, vogliamo viverla, anche se siamo lontani.
Questo modello di vita non fa altro che mettere in evidenza come l’egoismo di chi viene chiamato a decidere contribuisca a formare un sistema di potere racchiuso in sé stesso, che a sua volta determinerà la vita di un popolo o di una comunità. Tutti coloro che non condividono questa nuova realtà, si trovano a subire minacce, pressioni e si cerca di emarginarli, nel migliore dei casi, tante persone scelgono la strada della convenienza.
Personalmente a tutto ciò non ci sto perché ormai dovremmo tutti sapere: “il presente non è altro che un attimo del passato ed il passato è il sapere del futuro”. Pertanto, è il presente che fa il passo verso l’evoluzione. Questo passo lo dobbiamo fare insieme, ma di concerto con lo Stato, perché tutti gli esseri umani hanno gli stessi diritti e, in una comunità o nel mondo, non ci deve essere posto per gli egoisti, i burattinai, i corrotti, i perfidi, gli irrispettosi e i maleducati …