“Il tempo di fuga”, storie che si intrecciano!

tempodifugaNel romanzo di esordio di Emmanuelle de Villepin, “Il tempo di fuga” (giugno 2006) seguiamo le vicende di un ciondolo misterioso che lega a sé i destini di due innamorati russi e di una famiglia ebrea italiana. Storie a cavallo tra Russia, Francia, Italia e Svizzera.

Il libro inizia nel 1908 con il personaggio di Dimitri Borodin, intagliatore di pietre, che vuole incontrare il maestro Fabergé  e lavorare per lui.

Prosegue in un viaggio nel tempo, a Torino nel 1975 con il quarantenne avvocato Federico Fumel, sposato da 25 anni con Adriana che gli ha dato 3 figli. Durante una cena di famiglia, il nonno Daniele, incontra Tatiana, un ospite misteriosa che porta al collo un ciondolo rosso a forma di uovo che nasconde dentro di sé una T e una D dorate, iniziali del nome Teresa, cattolica piemontese, e di Daniele, suo marito ebreo.

IL RACCONTO DEL NONNO
Comincia quindi il racconto del nonno: nel 1943 Hitler aveva deciso di sterminare gli ebrei; professori e studenti erano stati espulsi dalle scuole; alcuni erano emigrati, mentre Daniele viveva ad Asti in una casa affittata dal suo amico Gino, antifascista.

Racconta che a un’asta aveva visto l’uovo di Fabergè e aveva deciso di regalarlo alla moglie. A seguito dell’8 settembre (quando comincia la guerra civile), avevano deciso di scappare in Svizzera con i loro figli Federico e Lorenzo, grazie a dei documenti falsi e all’aiuto dei Muller, cittadini svizzeri che garantivano per loro.

Purtroppo nel passaggio al confine, Teresa, viene uccisa con ancora il ciondolo al collo, mentre Daniele e i figli, riescono a salvarsi.

Da qui poi inizia un’altra storia, quella di Dimitri che si innamora di Tatiana e va a Parigi. Poi il racconto torna a occuparsi di Daniele, che a Bellinzona incontra sua cugina Sara.  Lo stesso Daniele, ci descrive le procedure di ammissione in Svizzera e la vita nel campo per rifugiati, tra corvèè, litigi e amicizie. La Svizzera, salvava sì la vita agli ebrei, ma privandoli della loro libertà.

IL LIBRO SI CONCLUDE NEL 1975
Nel 1915 Tatiana e Dimitri si sposano, e Fabergè fabbrica l’uovo con le loro iniziali come regalo di nozze. Nel frattempo nel 1943, a Lucerna, Susanne Caviezel accoglie i rifugiati e li porta in una pensione il cui affitto verrà pagato dai Muller.

Si organizza un pranzo di Natale insieme, e Sara si innamora di un clarinettista, da cui avrà poi sua figlia Giulia. Il giovane morirà tragicamente. Dopo la notizia della liberazione di Roma, si profila la possibilità di tornare in patria dopo due anni in Svizzera.

Il libro si conclude nel 1975 quando Tatiana, l’ospite misteriosa, racconta che la Tatiana innamorata di Dimitri, era in realtà sua nonna, morta nel 1920 di parto, dando alla luce Olga, sua madre. Un ladro rubò il ciondolo che così finì nelle mani di Daniele.

Il libro è molto interessante perché narra una pagina tragica della nostra storia, e ci insegna che gli oggetti possono essere testimoni delle nostre emozioni catturando a volte l’anima di chi li possiede.