Carola Rackete, la capitana della Sea Watch (Organizzazione di soccorso marittima tedesca), ha scatenato il web e la folla. Parole di odio indicibile, insulti e denigrazioni, sia da uomini che da donne. E’ stata la politica a generare il caso. E a tenere banco è soprattutto lo scontro tra l’Italia e la Germania.
Il presidente della Repubblica tedesca Frank Steinmeier ha criticato l’arresto predisposto dalla Procura di Agrigento per aver violato il divieto di entrare in porto. Oggi si terrà l’interrogazione di Carola che rischia una pena da tre a dieci anni.
Anche la Francia si rammarica per quanto avvenuto e per le parole grosse che sono volate. Ma il ministro Matteo Salvini non fa marcia indietro e rilancia: “Visto che il governo francese è così generoso (almeno a parole) con gli immigrati, indirizzeremo i prossimi eventuali barconi verso Marsiglia”.
Qual è stata la radice della «colpa» di Carola Rackete?
Se ragioniamo, restando umani, Carola Rackete semplicemente ha salvato vite in mare. È questa una «colpa»? Le ONG colmano un vuoto politico. Il fenomeno delle migrazioni, infatti, va risolto con strategie politiche che tengano conto della complessità del momento storico, un momento di trasformazione globale.
Probabilmente, molti ignorano che gli arrivi dall’Africa, non si sono mai fermati, continuano silenziosamente, a Lampedusa, come ha anche confermato il sindaco, Totò Martello. Li chiamano “sbarchi fantasma”.