La corsa al vaccino spinge le grandi potenze internazionali anche a strumentalizzazioni politiche. Donald Trump addirittura ha ripetutamente affermato che un’iniezione potrebbe arrivare prima del giorno delle elezioni negli Stati Uniti del 3 novembre prossimo.
In Italia il virologo Roberto Burioni ha semplificato un lungo messaggio sul sito aziendale della Pfizer dell’amministratore delegato Albert Bourla, scrivendo enfaticamente: “Abbiamo una data. Se tutto andrà bene Pfizer farà una richiesta per una autorizzazione di emergenza del vaccino contro Covid-19 nella terza settimana di novembre 2020. Forza!”.
Ma cosa ha veramente scritto il capo della Pfizer?: “Volevo parlare direttamente a miliardi di persone, milioni di aziende e centinaia di governi in tutto il mondo che stanno investendo le loro speranze in un COVID sicuro ed efficace fornendo maggiore chiarezza sulle scadenze di sviluppo per Pfizer e per il nostro vaccino COVID-19 del partner BioNTech…
…Potremmo sapere se il nostro vaccino è efficace o meno entro la fine di ottobre. Per fare ciò, dobbiamo accumulare un certo numero di casi COVID-19 nel nostro studio per confrontare l’efficacia del vaccino negli individui vaccinati con quelli che hanno ricevuto un placebo…
Supponendo che avremo dati positivi, Pfizer richiederà l’uso dell’autorizzazione di emergenza negli Stati Uniti subito dopo il raggiungimento del traguardo di sicurezza nella terza settimana di novembre…”
Ecco, sono previsioni fondate su dati che dovranno essere verificati. Negli Stati Uniti la FDA (Food and Drug Administration) richiede che le aziende forniscano due mesi di dati di sicurezza su metà dei partecipanti alla sperimentazione dopo la dose finale del vaccino.
In Svizzera però si nutre ancora forti dubbi sulla rapidità della somministrazione del vaccino. Daniel Speiser, capo del gruppo di immunologia della Swis Task Force Covid-19, ha dichiarato recentemente che è ottimistico pensare di averlo anche per la primavera 2021.