Il Consiglio federale procede con la riduzione graduale del canone Radio-Tv. Dal prossimo anno scenderà ancora di 30 franchi, passando infatti da 365 a 335 franchi. Fino al 2018 si pagavano ben 451 franchi.
Il Governo ha deciso di aumentare di 50 milioni di franchi la propria quota di partecipazione al canone spettante alla SSR. Ciò consentirà all’azienda radiotelevisiva, che già prevede minori ricavi nonché l’applicazione di ulteriori misure di risparmio, una parziale compensazione per il calo delle entrate pubblicitarie.
Il canone in Svizzera è fra i più elevati in Europa. Occorrono molte risorse per offrire un servizio pubblico radiotelevisivo di qualità, in 4 lingue nazionali (e in 10 lingue attraverso i programmi radio) a una popolazione residente di appena otto milioni di persone.
L’88 per cento dei proventi del canone va alla SSR. Inoltre, 35 emittenti private, di cui 13 televisioni regionali, 13 radio locali commerciali e 9 radio complementari non commerciali, ricevono un contributo (6 per cento in totale).
È stata fatta una previsione: se l’azienda radiotelevisiva svizzera SRG SSR producesse i propri programmi in un’unica lingua nazionale, i costi (e quindi le tasse di ricezione) scenderebbero del 42%. Ma in Svizzera la salvaguardia delle minoranze culturali e linguistiche è un principio costituzionale irrinunciabile.
Di riduzioni del canone beneficeranno anche le imprese. Quelle, in particolare, con un volume d’affari annuo compreso fra 500’000 e 749’999 franchi saranno chiamate a pagare un canone di 160 franchi e, quindi, 205 franchi in meno. Continueranno invece a beneficiare di un esonero completo quelle aziende con un fatturato inferiore al mezzo milione di franchi. Lo stesso vale per i pensionati.
L’Esecutivo ha anche deciso un aumento nella misura di 50 milioni di franchi per la quota di partecipazione al canone spettante alla SSR. Ciò consentirà all’azienda radiotelevisiva, che già prevede minori ricavi nonché l’applicazione di ulteriori misure di risparmio, una parziale compensazione per il calo delle entrate pubblicitarie. Le emittenti regionali e locali continueranno a ottenere il 6% dei proventi e, dato il lieve incremento degli introiti, avranno quindi più risorse a loro disposizione.