Da alcuni anni la politica sociale svizzera si trova davanti a grandi sfide, non da ultimo per via dei cambiamenti demografici e degli sviluppi socioeconomici. Si pensi, ad esempio, all’invecchiamento della società e ai suoi effetti sul finanziamento delle assicurazioni sociali o all’aumento della popolazione straniera residente e alla sua integrazione. Inoltre, ci sono cambiamenti nel mercato del lavoro che influenzano i percorsi professionali e le condizioni di lavoro di alcuni gruppi di popolazione.
Dopo la pubblicazione dell’ultimo Rapporto statistico sulla situazione sociale, risalente al 2019, alle sfide da affrontare in ambito di politica sociale si sono aggiunte la gestione della pandemia globale di COVID-19 e delle sue ripercussioni.
Aumento delle spese di 14,3 miliardi di franchi
Il sistema di sicurezza sociale svizzero prevede, tra l’altro, prestazioni assicurative e prestazioni sociali legate al bisogno, per evitare che non si sia più in grado di provvedere al proprio sostentamento a causa di rischi come la disoccupazione o la malattia. Queste prestazioni hanno effetti sia preventivi che di lotta contro la povertà. Le spese per le prestazioni sociali, pari a ben 200 miliardi di franchi, rappresentano circa un terzo del PIL. Con la pandemia hanno segnato un forte aumento temporaneo soprattutto le spese nel settore della disoccupazione (2020: +14,3 mia. fr.). Gli effetti negativi della pandemia hanno potuto essere contenuti grazie a provvedimenti quali l’indennità per lavoro ridotto, l’indennità per perdita di guadagno destinata ai lavoratori indipendenti o indennità giornaliere supplementari per persone disoccupate. È stato così possibile evitare, ad esempio, un aumento più marcato della disoccupazione.