Barbara Sorce, donna pugliese in Svizzera al Cgie

Barbara_SorceSperando di fare cosa gradita, considerando le richieste, ho deciso di pubblicare un estratto del discorso che ho tenuto il 9 Aprile 2022 all’Assemblea Paese che ha provveduto all’ elezione dei 5 membri della Svizzera che faranno parte del Consiglio Generale degli Italiani all’ Estero. Buona lettura, e grazie per la fiducia!

Originaria della Puglia, sono emigrata 10 anni fa in Svizzera per esigenze lavorative dopo aver effettuato tutta la formazione universitaria in Italia. Qui ho trovato un territorio pieno di opportunità sia dal punto di vista professionale che sociale ed ho anche costruito la mia famiglia: sono mamma di un bimbo di due anni.

Ho studiato Biotecnologie presso l’Università di Bologna ed ho lavorato nella ricerca dapprima a Bologna e poi per l’ETH di Zurigo, dove ho conseguito il dottorato in Nanotecnologie. Attualmente lavoro per un agenzia che si occupa di trovare figure di alto profilo nel settore scientifico in Svizzera.

Mentre studiavo ho avuto l’opportunità di conoscere moltissimi giovani che, come me, avevano preferito venire all’estero per la propria specializzazione. Sono molti, e come sapete,  continuano ad arrivarne. Alcuni per motivi di lavoro, altri per motivi di studio. Ma tutti, come molti qui in sala, alla fine decidono di rimanere perché la Svizzera da loro più opportunità.

E come immagino sia successo a voi, il bisogno di aggregazione, il bisogno di ritrovare un po’ di italianità in Svizzera, è alto anche per tutti i nuovi arrivati come lo è stato per voi. Si vuole sentire l’Italia, la sua cultura, la sua lingua. È successo anche a me, e per questo motivo mi sono avvicinata alle realtà associative italiane in Svizzera.

LA COMUNITÀ ITALIANA IN SVIZZERA
Al mio arrivo, con mio stupore, mi sono accorta che la comunità italiana in Svizzera offriva molto. Un’offerta ampia creata da chi qui è arrivato prima di me, ma che purtroppo raccoglieva solo poca partecipazione. Dopo un paio di eventi a cui ho partecipato mi accorgevo che eravamo sempre i soliti. E mi sono accorta che tra i partecipanti ero di gran lunga una delle più giovani e aimè continuo ad esserlo.

Gli ultimi due anni di pandemia hanno dato un duro colpo all’associazionismo. Le associazioni non hanno potuto fare eventi e questo ha ridotto ulteriormente la partecipazione.

Oggi dobbiamo ripartire. E dobbiamo farlo creando offerte che riguardano tutte le fasce di età. Questa pandemia ci ha creato molti problemi ma ha anche aperto nuove opportunità. La tecnologia, che fino a due anni fa faceva paura a molti, oggi è largamente usata anche dai meno giovani.

Quante riunioni abbiamo fatto da casa collegandoci con Zoom? Quanti corsi, a quanti eventi abbiamo partecipato?

E dunque dobbiamo ripartire facendo tesoro di quello che questa nuova situazione ci propone. Grazie a questo cambiamento possiamo avvicinare velocemente diversi tessuti sociali.

Parlo di coloro che, figli di emigranti, ora italiani di seconda e terza generazione in Svizzera, si sono ormai completamente integrati; parlano il dialetto locale, hanno dimenticato in parte l’italiano, e non sentono più il bisogno di mantenere intatte le proprie radici.

IL VALORE DELLA CULTURA DI ORIGINE
E per riflesso i nuovi arrivati, che spesso parlano inglese al lavoro e pensano più alla propria carriera ed al proprio futuro, dimenticando il valore che la propria cultura di origine può dare.

È grazie alle persone che ci hanno preceduto che oggi abbiamo il diritto di stare qui.

Certo io non sono nessuno per esser qui e parlarvi (come sono sicura qualcuno di voi si starà chiedendo) ma credo che proprio da chi è nessuno occorre ripartire per riavvicinare l’interesse perduto…

Oggi gli italiani, di prima, seconda o terza generazione sono dappertutto. Non c’è ufficio pubblico, non c’è azienda che non abbia degli italiani al suo interno. 

Eppure oggi manca qualcosa. Il grande lavoro svolto, i grandi successi raggiunti, non vengono sfruttati. Ognuno va e pensa per se. Si riscontra una mancanza di interesse alla vita sociale-civica del paese.

Come sapete non appena arrivata in Svizzera con due amici abbiamo creato un’associazione di netowrking Apero&. Un’idea semplice e accattivante.  Abbiamo creato degli eventi mensili che permettano ai nuovi emigrati di incontrarsi. Abbiamo iniziato in due settori, quello scientifico e quello tecnologico.

Abbiamo permesso ai nuovi arrivati di incontrare chi si è già inserito nel settore produttivo.  Ma probabilmente ancora più importante, abbiamo permesso a molti italiani di seconda e terza generazione di incontrarsi tra di loro…. di conoscersi. E questi eventi creano rete, creano opportunità.

LE ESPERIENZE PERSONALI
Ho imparato che si possono raggiungere grandi risultati quando si lavora insieme in armonia. Quando non si hanno secondi fini e quando si fa qualcosa in cui si crede.

Successivamente mi sono avvicinata ad associazioni sociali per dare il mio contributo per riflettere in tematiche che ci riguardano da vicino come la riflessione sul cambiamento dell’associazionismo o come stia cambiando il mondo lavorativo grazie all’introduzione delle nuove tecnologie e non da ultimo la pandemia…

E sì, la pandemia ha cambiato completamente i nostri punti di vista, scombinato i nostri piani e permesso di ritornare alle basi, comprendere quanto sia importante il calore umano, un abbraccio, il potersi incontrare.

Dobbiamo smettere di denigrare il lavoro fatto dagli altri, pensare che “quelli che prima hanno fatto” oggi non valgono nulla. Non è così. Se le attività create hanno avuto tanto successo in questi anni, è perché si è cercata la collaborazione con le associazioni locali, con i Comites, con le istituzioni italiane, dal Consolato all’Ambasciata. Se non fosse stato per tutto il supporto ricevuto da chi qui già c’era, il risultato non sarebbe stato lo stesso.

LA CANDIDATURA AL CGIE
Per quanto riguarda me, inoltre, l’impegno profuso nell’attuare delle opere d’integrazione e di condivisione, è sfociato nell’avvincente progetto di concorrere nell’elezione del COMITES di Basilea di cui sono Vicepresidente, il cui primario obiettivo sarà quello di avvicinare ulteriormente la comunità italiana alle istituzioni, che aimè sentono oramai lontane… Vi garantisco che nel caso di un’eventuale elezione, il mio impegno nel Comites di Basilea continuerà sempre con l’impegno e la determinazione che mi caratterizza.

Mi candido per diventare membro del CGIE spinta da entusiasmo, motivazione ed umiltà.  Sono pronta ad imparare, e sono pronta ad impegnarmi al pieno delle mie capacità.

L’obiettivo del futuro dovrà essere quello di collegare alle comunità stanziali, i giovani costituendo nuove sinergie. Voglio impegnarmi per tali sinergie, e rispondere alle necessità della comunità italiana in svizzera e a rappresentarla.

Al fine di mantenere saldi i legami della nostra comunità occorre costituire e consolidare una  rete di comunicazione che consenta diverse attività e scambi di esperienze (professionali,  accademiche, culturali).

Mi candido perché, credo ad un CGIE con rinnovata strutturazione che:
– rappresenti tutte le esigenze, continuando la sua fondamentale opera di rappresentanza delle passate e soprattutto delle nuove migrazioni con il compito di  interpretarne aspirazioni e stimolare proposte;
– credo fortemente che sia necessario avere al suo interno un membro attuale del Comites in modo da garantire un maggiore legame con esso;
– ci consideri non emigranti ma cittadini del mondo;
– contribuisca a dare nuova linfa e nuove prospettive per interpretare con più naturalezza le mutate esigenze sociali;
– risvegli in noi quel senso di appartenenza all’Italia e libertà che ci caratterizza.

E sul tema della LIBERTÀ concludo il mio discorso con una citazione  tratta dal libro di Piero Calamadrei intitolato:  DISCORSO SULLA COSTITUZIONE AGLI STUDENTI DI MILANO
“La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare”