La storia del discredito, da sempre, prevede due figure: il mandante e l’esecutore materiale. Riguardo al secondo, l’esecutore, anzi l’esecutrice, cosa dire? Ci permettiamo un piccolo consiglio: la prossima volta, prima di firmare parole a caso, prive di fondamento, ci chiami, ci contatti, così possiamo confermarle o meno la veridicità delle cose.
Per quanto riguarda il mandante, leggiamo con attenzione l’accanimento e le veementi illazioni, prive di fondamento, diffuse dal ghostwriter eletto nel Comites di Zurigo che – nella ricerca spasmodica di farsi notare per puri fini personali – diffonde notizie false, costruite ad arte per autocelebrarsi assumendo le vesti del Robin Hood. Esprime giudizi infondati e accusa il Partito democratico in Svizzera e alcuni suoi dirigenti di promuovere progetti inutili per la comunità italiana residente in quella circoscrizione consolare. Così facendo, oltre a gettare discredito sulla sua presenza in quell’organismo, crea allarmismi e disinformazione.
Come diceva il tale, il mondo si divide in: «uomini, uominicchi e quaquaraquà». Ad ognuno di voi, decidere in quale di queste categorie può esser catalogato il mandante. Per il resto, fare l’insalata mista, a che pro? Per quale ragione?
Domanda: cosa c’entra il Pd Svizzera con l’affaire dei truffati da un’organizzazione patronale, o meglio, da un criminale – perché le azioni sono fatte dalle donne e dagli uomini –, e non dalle sigle. D’altronde, sempre il mandante spara sul mucchio, alludendo e facendo il nome del segretario generale del Cgie, che dal 2018 non ricopre più la carica di segretario nazionale del Pd Svizzera e dal quale, ci sia consentito, dovrebbe prender lezione di abnegazione e lealtà dimostrata nei decenni verso le italiane e gli italiani in Svizzera.
Allora, caro il mio mandante, ti invito – uso il tu perché il lei è fin troppa grazia in questi casi –, a confrontarti pubblicamente in un dibattito e discutiamo delle questioni che stai ponendo. Te lo dico, anzi te lo consiglio, perché non vorrei, per la responsabilità che mi porto sulle spalle, doverti rivedere in qualche aula di tribunale, alla quale sarò costretto a rivolgermi per tutelare l’immagine e l’integrità della comunità partito che rappresento.
Ed infine, non vorrei che, sempre come disse il tale, «la volpe non arrivando all’uva, ritenesse questa (l’uva) amara». A te la scelta!
Toni Ricciardi