«Un vero napoletano ti saprà dire che cosa stava facendo e dove si trovava in quello sciagurato pomeriggio del 4 giugno del 1994, il giorno in cui si apprese della morte di Massimo Troisi.» (Luca Delgado, 081 – il romanzo). Beh anch’io da buon campano ricordo benissimo, a distanza di ben 25 anni, il luogo e come ho appreso la morte di Massimo Troisi. Un grande attore, regista e sceneggiatore di cinema e teatro. Ha lasciato un immenso vuoto nel palcoscenico della comicità italiana.
Il grande Massimo morì nel sonno poche ore dopo la fine delle riprese del film “Il Postino”, il 4 giugno 1994 a Roma, a soli quarantuno anni, per un fatale attacco cardiaco, conseguente a febbri reumatiche. Fu proprio il suo “immenso cuore” a fargli un brutto scherzo.
In un’intervista, l’attore Renato Scarpa dichiarò che Troisi volle fare quel film “con il cuore». “Il Postino” ottenne un grandissimo successo, sia in Italia sia negli Stati Uniti, e fu candidato a cinque Premi Oscar, tra i quali uno a Troisi come miglior attore: il quarto di tutti i tempi a ricevere una candidatura per l’Oscar postumo. Ma dei cinque si concretizzò solo quello per la migliore colonna sonora scritta da Luis Bacalov.
Non possiamo dimenticare la Smorfia con gli amici Lello Arena ed Enzo Decaro. Il successo del trio fu inatteso e immediato e consentì al giovane Troisi di esordire al cinema con Ricomincio da tre (1981), il film che decretò il suo trionfo come attore e come regista.
Insieme al rimpianto Pino Daniele scrisse O ssaje comme fa ‘o core, una poesia messa in musica proprio dall’amico cantante, un’allusione tanto ai problemi al cuore quanto al romanticismo.
L’amore per la città di Napoli era immenso, considerava il dialetto napoletano vera e propria “lingua”, fondamentale per la poetica e l’espressività dei suoi film. Una giornalista chiese a Troisi: «Ma perché parli sempre in napoletano?». La risposta: «Perché è l’unico modo in cui so parlare, io mi sforzo a parlare italiano ed è giusto che anche voi vi sforziate a capire il napoletano».
Anche Roberto Benigni prima della presentazione del film “Il Postino” dedicò una poesia a Troisi: “Chissà cosa teneva int’a capa. Intelligente, generoso, scaltro. Per lui non vale il detto ch’è del Papa: morto un Troisi, non se ne fa un altro. Morto Troisi, muore quella bella, serena antica dolce tarantella…”
Con la sua simpatia, la sua ironia e il suo immenso talento, si è fatto amare da milioni di persone che ancora oggi lo ricordano e apprezzano i suoi capolavori.
Grazie Massimo!!!