I numeri raccontano di 25 milioni di dischi venduti, 22 singoli, 20 album, 70 raccolte e un mai censito numero di primi posti nelle hit parades.
Quello che le biografie spesso trascurano sono il carattere riservato, – lo racconta così il suo chitarrista storico Massimo Luca- l’attenzione maniacale per la precisione e i dettagli e la doppia coesistenza musicale: quella con Mogol prima e quella posteriore, molto meno raccontata, con il poeta Pasquale Panella.
Un elemento comune agli esordi di molte star musicali è una chitarra ricevuta in regalo e l’ascolto di dischi USA e inglesi; questa duplice coincidenza farà di Lucio Battisti un prodigioso autodidatta. A 20 anni compie un altro passaggio alquanto consueto per i giovani musicisti: entra come chitarrista in una band amatoriale; ma saranno diverse le band con cui suonerà nei locali italiani e mentre suona affina la sua sensibilità musicale e comincia a farsi un nome.
Negli anni ’60 e ’70 Lucio Battisti conquista tutte la classifiche di vendita, rimanendo sempre tra i primi posti. L’apice lo raggiunge nel 1973 quando il brano “Il mio canto libero” batte artisti di fama internazionale come Elton John e i Pink Floyd.