Martedì 5 febbraio alle ore 18 nell’Aula del Senato è iniziato il dibattito sulla riforma costituzionale che porterebbe i deputati da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200. La proposta del disegno di legge nasce dalla volontà del governo giallo-verde di tagliare i costi della politica.
Il testo è arrivato in aula dopo aver avuto l’approvazione nella Commissione Affari Costituzionali del Senato. La legge cambia i numeri che sono fissati negli articoli 56 e 57 della Costituzione e modifica anche l’articolo 59 che fissa a 5 i senatori di nomina presidenziale.
DA 18 A 12 PARLAMENTARI ELETTI ALL’ESTERO
Colpiti sono anche i parlamentari eletti all’estero: da 18 (12 deputati e 6 senatori) a 12 (8 deputati e 4 senatori). Un taglio secco di un terzo di rappresentanza politica per i 5 milioni di italiani residenti all’estero.
Contro questo progetto si sono mobilitate molte forze dell’emigrazione italiana. Ha iniziato un gruppo di intellettuali con il lancio una petizione insieme al Consiglio Generale degli Italiani all’Estero sostenuta dai parlamentari del Partito democratico eletti in Europa e nel resto del Mondo.
La petizione è stata presentata in concomitanza con l’avvio del dibattito in Senato alla presenza dei senatori del Pd Laura Garavini e Dario Parrini. Nel corso del dibatto in Aula è intervenuta la stessa senatrice Laura Garavini del Partito democratico per dare voce alla protesta all’estero contro il taglio della delegazione parlamentare eletta all’estero.
RAPPRESENTANZA A PURO ACCESSORIO DECORATIVO
Con la riduzione drastica del numero dei parlamentari eletti all’estero si ridurre la rappresentanza politica degli italiani residenti all’estero ad un “puro accessorio decorativo” perché già ora la rappresentanza è notevolmente inferiore a quella degli italiani in patria: 96 mila in Italia e 400 mila all’estero. Con il taglio si passerebbe a 1 parlamentare ogni 150 mila cittadini in Italia e 1 parlamentare ogni 700 mila all’estero.
L’iter del disegno di legge dovrebbe essere abbastanza veloce. Prima di tutto perché la riforma figura nel contratto di governo tra 5Stelle e Lega, e in secondo luogo perché le opposizioni in passato hanno presentato proposte analoghe e quindi hanno intenzione di discutere solo sull’entità del taglio.
TAGLIO DEL 50 PER CENTO DELLO STIPENDIO
Ma non finisce qui. Nel governo c’è l’idea di dimezzare da 10.433 euro a 5000 l’indennità mensile dei parlamentari e cancellare anche ogni indennità aggiuntiva, emolumento o rimborso di spese, per lo svolgimento di altri incarichi interni alla Camera di appartenenza.
Se non è solo propaganda elettorale, l’ora X per i parlamentari sembra alle porte!