Dal 2008 la Svizzera fa parte dello spazio Schengen. Per garantire la sicurezza in tale spazio, gli Stati Schengen cooperano strettamente. Frontex li assiste nell’ambito dei controlli delle frontiere esterne.
Dal 2011 la Svizzera partecipa a Frontex. Dalla fine del 2019 Frontex è in una fase di potenziamento nell’UE sia dal punto di vista finanziario sia del personale, al fine di migliorare la protezione delle frontiere esterne.
Con questo progetto la Svizzera parteciperebbe a tale potenziamento. Contro il progetto è stato chiesto un referendum. Stando agli oppositori, la Svizzera, sostenendo finanziariamente Frontex, si renderebbe corresponsabile di sue presunte violazioni dei diritti dell’uomo.
È nell’interesse della Svizzera essere coinvolta nel controllo delle frontiere esterne di Schengen e nella gestione dei movimenti migratori. Dato che la Svizzera si trova al centro delle maggiori vie di transito europee nonché nel cuore dello spazio Schengen, la nostra sicurezza dipende anche dalla situazione alle frontiere esterne di Schengen. Grazie a Frontex, i controlli alle frontiere esterne migliorano e la sicurezza in Svizzera aumenta. La partecipazione della Svizzera al potenziamento di Frontex è quindi un investimento nella protezione del nostro Paese.
Frontex assiste ora maggiormente gli Stati Schengen nelle operazioni di rimpatrio, per esempio nell’identificazione, nell’ottenimento dei documenti di viaggio o nel coordinamento e finanziamento di voli congiunti dell’UE di persone obbligate a partire. Tali misure contribuiscono a garantire che le persone che devono lasciare lo spazio Schengen non si spostino da uno Stato Schengen all’altro. Di tali misure ne beneficia anche la Svizzera.
Partecipazione finanziaria e in termini di personale
Con la riforma, Frontex sarà potenziata anche finanziariamente e in termini di personale. Il personale messo a disposizione dalla Svizzera, presumibilmente entro il 2027, aumenterà gradualmente dall’attuale media di circa sei posti a tempo pieno all’anno a 40 posti a tempo pieno. Il sostegno finanziario della Svizzera a Frontex avviene su base proporzionale, conformemente a quanto stabilito nell’accordo di associazione a Schengen e analogamente a quanto previsto in altri ambiti della cooperazione Schengen. Dato che l’UE ha aumentato il budget di Frontex, anche il contributo della Svizzera di 24 milioni di franchi nel 2021, in base ai calcoli attuali aumenterà a circa 61 milioni di franchi entro il 2027.
Impegno a favore della tutela dei diritti fondamentali
Con il potenziamento di Frontex aumenterà anche la tutela dei diritti fondamentali. All’Ufficio indipendente del responsabile dei diritti fondamentali sono messi a disposizione 40 osservatori che controllano le attività in loco e che, in caso di eventuali violazioni dei diritti fondamentali, adottano immediatamente provvedimenti. Dal 2021 anche due esperte svizzere coadiuvano il responsabile dei diritti fondamentali di Frontex. La Svizzera è rappresentata nel consiglio di amministrazione di Frontex e anche in questo ambito si impegna a favore del rispetto dei diritti fondamentali. Soltanto partecipando alla riforma la Svizzera può avere voce in capitolo in merito alle decisioni e continuare a orientare la direzione strategica di Frontex.
In gioco la cooperazione con Schengen e Dublino
Se il Popolo rifiuta il progetto, la cooperazione con gli Stati Schengen e Dublino finisce automaticamente, a meno che la Commissione UE e gli altri Stati dell’UE entro 90 giorni non decidano all’unanimità di voler continuare la cooperazione con la Svizzera.
La fine della cooperazione avrebbe gravi conseguenze per la sicurezza e per il settore dell’asilo. Polizia e dogana non avrebbero più accesso al sistema di ricerca SIS, intensamente utilizzato, né agli altri sistemi di informazione di Schengen e Dublino. La Svizzera dovrebbe riesaminare le domande di asilo già respinte da un Paese europeo. La libertà di viaggiare per la popolazione svizzera e il traffico di confine sarebbero limitati. Il turismo ne soffrirebbe, in quanto per esempio i viaggiatori provenienti dall’Asia sarebbero costretti a richiedere un visto specifico per la Svizzera. La Svizzera diventerebbe un’isola nello spazio di libera circolazione delle persone. I nostri Paesi limitrofi dovrebbero controllare sistematicamente i viaggiatori in entrata e in uscita dalla Svizzera. Le conseguenze nella vita quotidiana sarebbero percepibili per tutti e causerebbero costi elevati per tutta l’economia.