Una legge ordinaria per gli italiani all’estero e le favole di comodo della destra
Ho letto, con non poco stupore, la nota inviata dal Presidente pro tempore del Comites di Zurigo, Gerardo Petta, in merito alla legge recentemente approvata che destina risorse per migliorare i servizi consolari, tra cui il rilascio dei passaporti. Una legge, la prima nella storia della Repubblica, che segue un iter ordinario e non parallelo, rivolta esclusivamente agli italiani all’estero. Eppure, anziché accoglierla come un passo avanti, viene liquidata con una critica che sembra dettata più da logiche di partito che da un sincero interesse per la comunità che Petta dovrebbe rappresentare.
La volpe e l’uva: una critica di comodo
Le parole di Petta evocano la celebre favola di Esopo della volpe e l’uva: non potendo cogliere il frutto, la volpe lo dichiara acerbo. Allo stesso modo, attaccare una legge che finalmente porta risorse reali ai consolati – e dunque agli italiani all’estero – denota un atteggiamento pretestuoso e miope. La legge, a prima firma del deputato Pd Toni Ricciardi e approvata lo scorso 21 novembre all’unanimità, rappresenta un passo avanti concreto per affrontare l’annoso problema dei servizi consolari insufficienti. Certo, la cifra iniziale di 12 milioni di euro è stata ridotta a 4 milioni durante l’iter legislativo e questo non per volontà del gruppo PD ma è stata una scelta che abbiamo accettato con responsabilità per non rischiare di perdere del tutto i fondi destinati alla comunità italiana. Rinunciare a queste risorse, come sembra suggerire Petta, sarebbe stato un atto irresponsabile nei confronti di milioni di italiani nel mondo. Sui suggerimenti poi che sono stati dati, immaginiamo alla compagine del Governo che lui stesso rappresenta, solo un paio di annotazioni:
La realtà delle liste d’attesa ed il paragone con gli uffici consolari
Sostenere che sia possibile eliminare le liste d’attesa senza prenotazioni è un’utopia. Il digitale non è un
ostacolo, ma un’opportunità per migliorare la trasparenza e ridurre i tempi morti. Certo, serve un investimento nella formazione e nel supporto tecnico, ed è proprio ciò che questa legge intende fare, partendo da un fondo che non si esaurisce qui, ma che sarà progressivamente ampliato man mano che i consolati dimostreranno di saperlo utilizzare efficacemente. L’idea poi di trasformare i consolati in uffici postali è tanto suggestiva quanto priva di realismo. I consolati non sono sportelli di front office: sono presìdi strategici della nostra diplomazia, erogano servizi complessi e gestiscono situazioni delicate come assistenze legali, emergenze internazionali, cittadinanze e pratiche elettorali. Equipararli alle poste non solo denota una scarsa comprensione del loro ruolo, ma rischia di banalizzare le difficoltà quotidiane di chi ci lavora e di chi vi si rivolge.
Il vero tradimento: il Governo Meloni e i tagli agli italiani all’estero
Se il Presidente Petta volesse realmente occuparsi dei problemi della comunità italiana nel mondo, dovrebbe rivolgere le sue critiche al Governo Meloni, che con l’ultima legge di Bilancio ha dimostrato un totale disinteresse per i nostri connazionali all’estero.
Il Governo Meloni non solo ha tradito tutte le promesse fatte agli italiani all’estero in campagna elettorale, ma ha approvato una manovra punitiva per oltre 6 milioni di concittadini, la 21ª regione italiana. Tra i provvedimenti più gravi c’è il blocco della rivalutazione delle pensioni per i residenti all’estero: un taglio di 8 milioni di euro che si spalmerà fino al 2034. In termini concreti, un pensionato che riceve mille euro al mese perderà 50 euro mensili dal 2026. Questo è un vero e proprio scippo ai danni di chi ha lavorato una vita, peraltro operato in un contesto in cui il costo della vita è in crescita ovunque, in particolare per chi vive fuori dall’Italia.
Non meno preoccupanti sono i tagli agli enti gestori, ai Comites e al CGIE, organismi fondamentali per la rappresentanza e il supporto della collettività italiana all’estero che lo stesso Petta rappresenta. Per il CGIE e i Comites, il Partito Democratico ha proposto emendamenti per garantire uno stanziamento di 500.000 euro annui fino al 2026, una misura necessaria per salvaguardare la loro operatività. Ma la maggioranza di Governo ha dimostrato di non avere a cuore la tutela dei nostri concittadini all’estero. Cominciamo a chiederci il perché, forse il voto all’estero comincia a diventare scomodo.
Le proposte del Pd: concrete e a costo zero
Mentre il Governo taglia, il Partito Democratico ha proposto soluzioni. Abbiamo presentato emendamenti che vanno oltre la difesa dei diritti acquisiti, puntando a migliorare concretamente la vita degli italiani all’estero:
• Rinnovo dei passaporti: ispirandoci al modello spagnolo, proponiamo il rinnovo una tantum per gli over 70, una misura che ridurrebbe del 30-35% il carico di lavoro dei consolati.
• Smart working per i frontalieri: chiediamo l’ampliamento dal 25% al 40%, un adeguamento in linea con le pratiche consolidate in altri Paesi europei, a costo zero per lo Stato.
• Supporto agli enti rappresentativi: garantire risorse per il CGIE e i Comites è essenziale per dare voce alle comunità italiane nel mondo.
Un appello alla responsabilità politica
Il ruolo di chi rappresenta gli italiani all’estero dovrebbe essere quello di difendere la comunità, non quello di fare opposizione pretestuosa a una legge che porta risorse. Le critiche strumentali rischiano di distrarre dai veri problemi e dalle responsabilità politiche di un Governo che ha voltato le spalle ai nostri connazionali.
Chi definisce “una miseria” un fondo che migliorerà la vita di milioni di italiani all’estero dimostra di non comprendere la portata del cambiamento in atto. Questa legge è il segnale che finalmente, dopo anni di
immobilismo, gli italiani all’estero contano davvero. E questa non è “una leggina”: è un segnale di speranza e progresso.
Invitiamo quindi il Presidente Petta a unirsi alle nostre battaglie contro i tagli e le ingiustizie subite dagli italiani all’estero. È il momento di abbandonare le polemiche sterili e di agire per la comunità che si rappresenta. La storia non giudicherà le nostre dichiarazioni, ma le azioni concrete messe in campo per migliorare la vita di milioni di italiani nel mondo.
Ultima nota:
Al Presidente Petta però, rendiamo l’onore delle armi: ci crede e ne scrive, pensandola diversamente.
Sulla rappresentanza parlamentare della Destra in Svizzera rimandiamo al programma Rai “Chi l’ha visto”.
Dario Natale
Segretario PD Svizzera
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