“La notizia della morte di Silvio Berlusconi è stata uno shock. Mio padre politico, fu lui, nel 2000, a farmi entrare nel mondo di Forza Italia affidandomi la Grecia; poi nel 2006 capolista nelle liste di Forza Italia alle elezioni parlamentari; nel 2010 mi nominò con un DPCM Presidente dell’Ente Italiano delle Montagne.
Fu ancora lui, nel 2018, al mio ritorno dagli Stati Uniti da riabilitato, a chiamarmi a Palazzo Grazioli per sapere come stavo e che progetti avevo per il futuro.
Poi ancora incontri, in uno dei quali, l’ultimo, nel 2022, abbiamo avuto uno scambio di vedute e gli confidai che il mio malessere nei confronti di chi vedeva come un peso gli italiani all’estero mi spingeva, mio malgrado e grande rammarico, ad uscire definitivamente dal gruppo ma che sarei restato suo fedele amico.
Le mie ultime parole furono chiare: non voglio servirmi della politica ma servirla; lui, allora, mi strinse la mano, abbracciandomi. Sei un uomo onesto e coraggioso, mi disse. Parole che mi riempirono di orgoglio, allora, permettendomi di uscire a testa alta dalla componente politica e di responsabilità oggi. Oggi, infatti, sento ancora più forte l’obbligo di essere fedele a quella promessa, anche perché lei, “dottore” ci lascia un pezzo di storia importante del nostro Paese”.