Renato ha 33 anni e arriva dalla Calabria, una regione italiana bellissima che lui ha lasciato da molti anni, la sua sembra essere una storia molto interessante e particolare, chiediamo subito di raccontarcela.
Renato, qual è stato il percorso che ti ha portato a Ginevra?
Quando ho deciso di iscrivermi a Medicina, ho scelto l’Università di Pisa dove ho avuto l’opportunità di intraprendere un percorso formativo molto valido e performante. Subito dopo la laurea ho scelto di specializzarmi all’estero, in particolare l’offerta formativa della Svizzera mi è sembrata interessante poiché consente sin da subito di esporsi in prima linea, assumendosi la responsabilità del proprio ruolo, e assicura una robusta formazione pratica oltre che teorica. Ho iniziato in Ticino per primi due anni, dove avevo il comfort di lavorare nella mia lingua, poi mi sono spostato all’Ospedale Universitario di Ginevra dove ho completato la formazione.
Puoi raccontarci la tua esperienza nell’HUG?
Inizialmente, pur conoscendo bene il francese, ho avuto qualche incertezza nel dovermi esprimere in una lingua straniera, in riferimento ad un lavoro così delicato e specifico qual è quello del medico, ma presto ho superato questo momento iniziale e mi sono ben inserito nei vari team nei quali ho lavorato in questi anni.
Ho lavorato in Pronto Soccorso pediatrico, in Neonatologia, in Pediatria generale, in Maternità. La tappa più importante e significativa è però stata l’opportunità di lavorare per due anni alla Plateforme de Recherche Pediatrique dell’HUG. Qui ho avuto la possibilità di sviluppare e arricchire le mie competenze in ricerca clinica, dalla metodologia alla biostatistica e di partecipare attivamente a studi clinici collaborando con colleghi e supervisori straordinariamente competenti e stimolanti. Il mio impegno in ricerca clinica continua anche adesso che ho ripreso l’attività assistenziale a tempo pieno.
A tal proposito sappiamo che hai raggiunto dei buoni traguardi nella ricerca
Più che traguardi, diciamo che ho avuto la soddisfazione di ricevere quest’anno il Talent Prize della Società Svizzera di Pediatria in riconoscimento di uno studio recentemente pubblicato su European Journal of Pediatrics.
Questo premio viene attribuito annualmente nel corso del Congresso nazionale di Pediatria al primo autore del miglior lavoro di ricerca pediatrica in Svizzera. È un riconoscimento importante per me ma evidentemente anche per tutti i coautori e per il nostro Ospedale.
Ci spieghi in che cosa è consistita la ricerca che ti ha consentito di conquistare il “Talent Prize 2024”?
Ci siamo concentrati su una malattia molto comune in pediatria: la faringite da streptococco, che spesso spaventa molto i genitori ed è una frequente ragione di consultazione dal Pediatra o in Pronto Soccorso Pediatrico. Classicamente si tratta con l’antibiotico per una settimana.
L’obiettivo principale di questo studio, che si chiama GASPARD, era valutare se il trattamento della faringite streptococcica necessitasse l’uso di antibiotici, considerando i bassi rischi di complicazioni gravi in Europa. Sono stati inclusi nello studio bambini tra i 3 e i 15 anni che presentavano una faringite da streptococco confermata con il tampone faringeo rapido. Si è trattato di uno studio multicentrico ovvero oltre all’HUG centro principale, hanno partecipato l’Ospedale Universitario di Losanna e l’Ospedale di Sion.
Abbiamo confrontato l’uso di un placebo con il trattamento abituale di sei giorni di amoxicillina. I partecipanti sono stati divisi in due gruppi. Un gruppo ha ricevuto l’amoxicillina, mentre l’altro un placebo. I risultati hanno mostrato che il placebo era altrettanto efficace dell’amoxicillina nel ridurre la durata dei sintomi come febbre e il dolore.
Questi dati sono particolarmente rilevanti perché ci permettono di limitare notevolmente la prescrizione di antibiotici per questa malattia. Questo è molto importante perché l’uso inappropriato di antibiotici è particolarmente problematico: favorisce l’antibioticoresistenza, uno dei più grandi problemi mondiali attuali in medicina, causa delgi effetti collaterali anche a lungo termine, ha delle implicazioni economiche rilevanti.
La dimensione multicentrica, sociale e l’impatto in materia di salute pubblica dello studio GASPARD hanno giocato un ruolo determinante nella attribuzione del prestigioso Talent Prize.
Sicuramente ti puoi considerare un “cervello in fuga”, ma hai considerato la possibilita’ di rientrare in Italia?
Penso sia abbastanza normale avere la prospettiva di rientrare nel proprio Paese, presso gli affetti, la famiglia ma, per quanto mi riguarda, affinchè ciò avvenga si dovrebbero verificare in Italia le stesse condizioni ed opportunità che oggi offre la Svizzera: un ambiente lavorativo che accoglie e incentiva ricerca e innovazione, flessibilità, occasioni di confronto e crescita professionali. Ho potuto constatare personalmente, nei vari gruppi di lavoro, l’assenza di forme di familismo e una forte attenzione e valorizzazione del merito.
Uscendo dall’ambito lavorativo, cosa ti manca dell’Italia?
Questa è una domanda facile. Mi manca il clima bellissimo, il mare straordinario della Calabria, i suoi profumi, la luce e, soprattutto, la buona cucina.
Ritornando al tuo lavoro di pediatra, cosa ti auguri per il futuro?
Il nostro gruppo ha recentemente pubblicato, basandosi tra l’altro sui dati dello studio GASPARD oltre che una solida letteratura internazionale sull’argomento, delle raccomandazioni di presa a carico della faringite a streptococco che suggeriscono un uso molto restrittivo dell trattamento antibiotico (limitato solo ad alcuni casi specifici). Attualmente quindi, a Ginevra come nel resto della Svizzera, e in alcuni Paesi Europei la faringite streptococcica non è piu trattata sistematicamente con l’antibiotico. Mi auguro che anche in Italia, dove al momento la faringite streptococcica viene ancora trattata sistematicamente con l’antibiotico si prenda in considerazione di cambiare questa abitudine, basandosi sulla letteratura recente, incluso il nostro studio.
Grazie Renato, buon lavoro.