L’autrice afferma nell’introduzione ”Questo libro non vuole additare colpevoli, esprime la condizione del femminicidio con gli occhi della poesia, capace di rivelare stati d’animo e realtà molto intime, trasportando la questione da un campo teorico-argomentativo, o da uno investigativo, a quello umano, del dolore. Non bisogna temere di guardare il dolore o di anestetizzarlo, perché solo se diventa condiviso, siamo in grado di affrontare la problematica nella sua complessità, restituendogli dignità”.
La redazione ha chiesto all’autrice che cosa ne pensa della violenza sulle donne e del numero sempre più preoccupante di femminicidi.
Se ne parla poco, mentre la cronaca nera è purtroppo piena di casi. Sono convinta che tutte le donne delle istituzioni hanno cercato di fare qualcosa, ma bisognerebbe fare un bel feedback e controllare che cosa non ha funzionato e che cosa deve essere ancora fatto, affinché #nonunadimeno, è infatti l’hashtag che ho incluso nella copertina del mio libro, possa lasciare questo mondo a causa di un uomo rifiutato. Incombe ancora il vecchio retaggio della logica del delitto d’onore, così le vittime sono giudicate in seno alla famiglia e alla comunità di appartenenza. Se una donna muore per mano di un ex, viene condannata dalla morale sotterranea. Bisogna avere chiaro che quando le notizie vengono relegate ad un trafiletto della Cronaca Nera, stiamo alimentando la paura, l’omertà e privando molte donne della libertà. Tutto ciò non può essere fatto in nome del timore di non creare emulazione, il prezzo è troppo grande per le donne.
Nel libro sono i miei personaggi che maturano una soluzione, sgombrando la pesante moralità che investe le vittime di violenza. Le donne si aiutano, si supportano sul web e nella vita reale, combattono unite per scardinare quel muro di omertà che tiene prigioniere le donne a causa di un sistema morale basato sull’idea che non bisogna impicciarsi dei fatti interni ad una famiglia.
I fiori sono un mezzo gentile per comunicare con le vittime, per farsi sentire da chi dovrebbe fare qualcosa, ma invece sottovaluta il problema.
La soluzione arriva quando anche gli uomini prenderanno parte all’azione pervasiva e persuasiva di contrasto. L’atteggiamento giusto degli uomini dovrebbe essere, non tanto quello di vergogna verso i loro simili, perché questo sentimento può solo sfociare nella frustrazione, ma di espressa condanna. Infine auspico di non dover sentire mai più l’espressione che quell’amore sbagliato è stato causato dall’errata educazione di una madre.
Perché il tuo libro dovrebbe essere letto?
Perché porge un delicato problema in modo intelligente, senza salire sul pulpito. I personaggi femminili interiormente maturano una coscienza della problematica, chiedendosi come poter aiutare e lo riescono a fare perché vivono emozioni vere, legate alla maternità, alla famiglia. Non a caso il titolo richiama al cordone ombelicale che sancisce legami naturali. Questo libro non è per le donne, è con le donne. Può e dovrebbe essere letto da tutti.
Ci vuoi dire qualcosa di te, della tua carriera come scrittrice? E’ stato facile intraprendere questa professione, quali sfide si sono presentate a te, in qualità di donna? Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Nel 2020 sono nata come poetessa, con le prime pubblicazioni e con i premi dei Concorsi letterari. Ho affinato il mio stile nei romanzi introducendo delle descrizioni poetiche, ma anche veri e propri versi, moderni e dialogati. Ho pubblicato finora sette libri, con Youcanprint e uno con Passione Scrittore. Le sfide sono di ordine psicologico, non bisogna mollare, ma imparare sempre cose nuove, con umiltà e curiosità. La carriera di scrittrice è stata finora piacevole, io scrivo senza il cosiddetto “blocco” dello scrittore, alternando fasi di lettura che aiutano parecchio a perfezionarsi. Devo ammettere che in questo campo non ho trovato differenze legate all’appartenenza di genere. I miei progetti per il 2023? Il Salone Internazionale del Libro a Torino è il mio prossimo obiettivo.