Piermattei e la sua istantanea “In fila ad un semaforo”

Paolo_Piermattei“In fila a un semaforo”, nuovo singolo di Paolo Piermattei, è un’istantanea scattata in un incrocio di quattro strade davanti al rosso di un semaforo in un giorno di riflessioni e bilanci: il giorno del compleanno. Il semaforo è la fermata, il rallentamento della vita che si vive nell’attesa, nello stress, nell’ansia di riprendere la marcia.

Un brano con un ritmo tambureggiante che vuole sottolineare la tensione, l’attesa, l’ansia. La voce è quella dei pensieri, la chitarra, a tratti tagliente, è il perno su cui poggiano la scrittura musicale e l’arrangiamento molto “british” che rimanda ai primi anni del nuovo millennio.

Ne abbiamo parlato con Paolo stesso che, ricordiamo, è musicista, produttore e direttore artistico, ha lavorato a fianco di Lucio Dalla come autore e compositore, ha scritto con lui “La strada e la stella”, Questo amore”, “Anche se il tempo passa”. Inoltre ha lavorato per lui come responsabile editoriale, coordinatore artistico e talent scout. Sta  per pubblicare il suo primo disco di 12 canzoni, prodotto da Raffaele Montanari per PMS Studio

Come nasce  “In fila a un semaforo”?
Nasce da un lungo viaggio che ho fatto nel giorno del mio compleanno qualche tempo fa. Tornavo a Bologna. All’arrivo, per entrare in città e andare in centro, c’erano alcuni semafori.
E fermo davanti al rosso di uno di questi, ho pensato che anche nella vita ci sono tanti rallentamenti e fermate che creano attesa, ansia di ripartire e voglia di proseguire senza intoppi il percorso sperato, costruito, sognato. E’ stato come fare una foto alla scena che avevo davanti: c’erano persone ferme come me dentro l’auto, c’erano persone che camminavano lungo il marciapiede, c’erano quelle che attraversavano la strada sulle strisce pedonali, ho visto i loro sguardi, i loro passi veloci. Per qualche secondo mi è sembrato di poter leggere i loro pensieri.

Hai collaborato con Dalla per tanto tempo, quali ricordi hai di questa esperienza?
Ho un bellissimo ricordo diffuso di quegli anni. Sono tantissimi i ricordi a cui sono davvero legato, difficile riassumerli in poche righe. Ce n’è uno in particolare molto bello per me: quando feci ascoltare a Lucio “La strada e la stella” e mi disse “questa è una canzone vera, voglio cantarla io”.

Tu sei anche insegnante di canto, cosa consiglieresti ad un giovane che volesse intraprendere la  professione di artista musicale?
La cosa più importante quando si canta  è esprimere se stessi al 100%. Per farlo ci vuole tanta dedizione oltre a una buona dose di autostima. Soltanto così può venir fuori la propria unicità e la propria diversità. In fondo è sempre l’anomalìa la faccia interessante dell’artista. Oggi, ahimè c’è molta omologazione. Billie Eilish, per esempio, è l’anomalìa che fa la differenza.

Quali artisti ti hanno ispirato?
Peter Gabriel è da sempre il mio preferito, ma ce ne sono tanti altri. Da Gershwin a Nina Simone, dai Beatles ai Rolling Stones (per me complementari e non antagonisti), da Jeff Buckley ai Led Zeppelin, David Bowie, Elton John, Steely Dan, Steps ahead, Bob Dylan, Radiohead, tutti in una maniera o nell’altra mi hanno attratto. Tra gli italiani, molto banalmente, Lucio Dalla.

Stai per pubblicare un album, ci anticipi qualcosa?
Il mio album è fatto di dodici canzoni scritte con la penna dei personaggi delle storie che canto. Raccontano di vita, di sogni e di amore.

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