Il conflitto in corso in Ucraina amplifica i problemi di approvvigionamento di derrate alimentari nel mondo. La situazione attuale illustra l’importanza della lotta allo spreco di cibo. Lo spreco alimentare incide anche sull’ambiente, poiché rappresenta un quarto dell’impatto climatico causato dall’alimentazione. La produzione di cibo richiede infatti l’utilizzo di risorse limitate come l’acqua, l’energia e il suolo. Il cibo non consumato incide di fatto sui costi lungo tutta la catena di produzione e la catena del valore. Questi costi ricadono infine sul portafoglio dei consumatori.
Piano d’azione in due fasi
Il piano d’azione contro lo spreco alimentare adottato il 6 aprile 2022 dal Consiglio federale intende accelerare tale processo. Il piano si rivolge a tutte le imprese e organizzazioni del settore alimentare ma anche alla Confederazione, ai Cantoni e ai Comuni. Sarà attuato in due fasi, dal 2022 al 2025 e dal 2026 al 2030.
La prima fase si basa su un accordo intersettoriale concernente la ristorazione, la distribuzione, l’industria di trasformazione e l’agricoltura. Gli obiettivi di riduzione dovranno essere raggiunti attraverso l’adozione di misure volontarie. Le misure possono ad esempio prevedere la proroga della data di scadenza di determinati prodotti, l’aumento delle donazioni di alimenti invenduti a organizzazioni di utilità pubblica, l’ottimizzazione degli imballaggi o una migliore pianificazione delle colture. Dal canto loro, i poteri pubblici sosterranno la portata delle iniziative adottate dall’economia eliminando gli ostacoli e i conflitti d’interesse esistenti. Per garantire i progressi a lungo termine, sono previste anche misure volte a migliorare l’informazione delle economie domestiche, a incrementare le loro conoscenze pratiche e per sviluppare le competenze dei professionisti.
Bilancio intermedio nel 2025
Nel 2025 la Confederazione valuterà se le misure del piano d’azione risulteranno sufficienti. Affinché l’obiettivo di dimezzare le perdite alimentari evitabili possa essere realizzato entro il 2030, occorrerebbe ridurlo di circa il 25 per cento entro il 2025. Se la portata delle misure dovesse rivelarsi troppo debole e la riduzione delle perdite alimentari troppo lento, la Confederazione potrà adottare misure supplementari nel corso della seconda fase.