In Svizzera la benzina è arrivata a 2.15 franchi al litro. Il diesel a 2.23. In Italia la benzina 95 ottani viaggia sui 2.10 euro al litro, mentre la 98 ottani ha superato i 2.30 euro al litro. Il diesel ben al di là della soglia dei 2 euro. Ben superiore il prezzo in Germania: 2.35 euro la benzina e 2.20 il diesel. Nel Regno Unito il prezzo sta arrivando a 3 euro. Solo in Ungheria e Bulgaria il prezzo è inferiore a 1.5 euro al litro.
La causa è la guerra russa in Ucraina? Pare proprio di no. Pur se il prezzo del petrolio ha oltrepassato i 100 dollari al barile, non si giustifica questo aumento. Anche nel 2008 il costo del petrolio superò i 100 dollari, senza però scatenare la folle corsa al rialzo del prezzo di benzina e diesel. E’ in atto, quindi, una speculazione. Addirittura, il ministro italiano del governo di Mario Draghi, Roberto Cingolani, parla di “una truffa colossale ai danni dei consumatori”.
L’aumento del 5% con la guerra si poteva giustificare, ma non di queste proporzioni. Ricordiamo che il prezzo del petrolio è libero e risente di molti fattori. Il Brent, la tipologia di petrolio greggio maggiormente scambiata nel mondo (60% del mercato mondiale), venerdì 11 marzo era scambiato a 112 dollari al barile. L’altra tipologia, il WTI, maggiormente scambiato negli Stati Unit, sta seguendo un andamento lievemente diverso.
Al momento gli esperti non possono fare previsioni ulteriori sull’evoluzione del prezzo del petrolio. Solo gli americani sono in condizione di smettere di acquistare il petrolio russo e attuare così la sanzione che vuole il premier ucraino Zelensky, non l’Europa, però. Gli europei a breve e medio termine non possono privarsi di 4 milioni di barili al giorno.