Carola Rackete è libera, non dovrà più sottostare agli arresti domiciliari né subire alcuna misura cautelare preventiva, di fascista memoria, per aver scelto e praticato la salvezza di 42 donne e uomini.
Restano lo sdegno per la gogna sessista e razzista messa in scena in Italia e la necessità di far sentire la nostra voce per i quattro giorni di fermo che Carola Rackete ha dovuto subire. La Comandante della Sea Watch ha semplicemente avuto il coraggio di aver portato in salvo vite umane nel porto più sicuro, non essendo, come ha sottolineato il gip di Agrigento e come la cronaca libanese ci conferma, i porti della Libia e della Tunisia considerati tali.
Per quanto l’annullamento di qualsiasi misura preventiva nei confronti di Rackete sia una vittoria per la solidarietà internazionale, resta in piedi il processo che la vede indagata per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e per il quale il 9 luglio dovrà sottoporsi nuovamente ad interrogatorio.
Non stupisce, poi, che il prefetto di Agrigento in serata abbia firmato l’espulsione per Carola, rispondendo agli ordini di un infastidito capo del Viminale che evidentemente non accetta di buon grado la divisione dei poteri e l’indipendenza della Giustizia, sancite dalla Costituzione Italiana e su cui si basa la Democrazia.
Lo ribadiamo, la solidarietà e la salvaguardia di vite umane non può essere processata, chiediamo dunque la libertà senza se e senza ma per Carola Racket.
Contro il siparietto sessista e razzista messo in piedi dal Governo Italiano, contro pseudo-decreti che vorrebbero incatenare la solidarietà fra donne e uomini liberi, saremo oggi a chiedere a gran voce la fine di queste politiche razziste e la libertà per Carola e per quanti e quante come lei credono che il movimento di popoli liberi ed eguali sia, oltre che necessità storica, diritto e dovere da difendere e preservare.
Andiamo avanti, nessun processo all’azione umanitaria in mare!