PD Svizzera: 5 volte Sì. I diritti vanno difesi sempre!

Il Partito Democratico in Svizzera sin dal principio è entrato a far parte attivamente del Comitato svizzero per il Sì. Questi cinque Referendum sono una risposta politica forte. Intervista a Dario Natale, segretario del Pd in Svizzera.

Il Partito Democratico in Svizzera, sin dal principio, è entrato a far parte attivamente del Comitato svizzero per il Sì ai Referendum. Quali sono le motivazioni di questa scelta?
Il Partito Democratico in Svizzera non ha esitato neanche un istante a schierarsi in questa battaglia difficile ma necessaria. Sin dall’inizio abbiamo aderito al Comitato per il Sì, mettendo a disposizione la nostra organizzazione per costruire, insieme, un fronte ampio e determinato. Con il contributo di due grandi sindacati svizzeri come UNIA e SYNA, e con il sostegno di reti storiche e radicate sul territorio come CGIL, ACLI, Federazione delle Colonie Libere in Svizzera e AVS ed infine con il sostegno del Partito Socialista in Svizzera abbiamo dato vita a una mobilitazione condivisa, plurale e concreta.
Inoltre, in questi mesi abbiamo attraversato la Svizzera in lungo e in largo: la metà delle iniziative pubbliche ha visto un coinvolgimento diretto e forte della nostra comunità politica. Da Basilea, Bex e Sion, da Lugano a Bellinzona, da Zurigo a Ginevra, da Gerlafingen a Lucerna, passando per Neuchâtel, Losanna, Montreux, Berna e molte altre città, abbiamo animato incontri, promosso dibattiti, distribuito materiale informativo. Abbiamo fatto rete con pezzi diversi della nostra emigrazione, con l’obiettivo comune di ridare voce e dignità a chi lavora e chiede giustizia.

Perché questi referendum parlano di lavoro, diritti e democrazia. Difendiamo il lavoro come bene comune, contro ogni deriva di precarietà e sfruttamento. È una scelta di campo netta, coerente con i nostri valori: quelli del progresso, della dignità e della giustizia sociale.

I Referendum chiedono maggiori tutele, stabilità e sicurezza sul lavoro, e una riduzione dei tempi per accedere alla cittadinanza italiana. In che modo, secondo voi, questi quesiti possono coinvolgere le italiane e gli italiani all’estero?
Le italiane e gli italiani all’estero conoscono bene il valore dei diritti e della cittadinanza: perché lo hanno dovuto conquistare, spesso in condizioni difficili, vivendo tra due mondi, tra due lingue, tra due identità. Il quesito sulla cittadinanza non è un favore a nessuno, ma il riconoscimento di un percorso di vita reale. Accorciare i tempi per diventare cittadini italiani non cambia i requisiti fondamentali, ma rende finalmente il processo più equo e umano. È una battaglia di civiltà, che riguarda direttamente noi e le nuove generazioni nate all’estero.
E poi c’è il lavoro: precarietà, insicurezza, sfruttamento sono realtà che toccano le nostre famiglie, ieri come oggi. Anche da fuori, possiamo dire la nostra e contribuire a cambiare il Paese. Questo voto è un’opportunità per esserci, per contare, per far sentire la nostra voce.

Qual è il significato politico dei 5 Referendum e qual è, per voi, l’importanza di votare 5 volte SÌ?
Questi cinque referendum sono una risposta politica forte a un modello che continua a generare disuguaglianza e insicurezza. Votare SÌ significa dire basta ai contratti pirata, alle deroghe che mettono a rischio la vita nei cantieri, al lavoro sfruttato e invisibile. Ma è anche un messaggio politico chiaro e urgente: oggi c’è un attacco deliberato alla cittadinanza degli italiani all’estero, e il recente decreto-legge lo dimostra. È ora di reagire. Mobilitarsi e Votare. Votare SÌ significa affermare che i diritti non si toccano, che la cittadinanza non si revoca per decreto, e che i lavoratori non sono carne da sfruttare. Invitiamo tutte e tutti a votare 5 volte SÌ: perché nessun diritto è garantito per sempre, e ogni conquista, ieri come oggi, va difesa e rilanciata.