Passioni, com’è difficile campare di teatro in Italia!

Nicola MaricondaAttore e regista teatrale irpino diplomato all’Accademia Teatrale di Roma “Sofia Amendolea”. (Ph Agostino Criscuolo).

Da persona che cerca di vivere di teatro posso dire che trecento parole non basterebbero per parlare della situazione teatrale in Italia. Ho cominciato a fare di questa passione un mestiere con non poche difficoltà.

Tra insegnare teatro a scuola ai bambini delle scuole primarie e recitare in vari spettacoli, cerco di realizzare il mio sogno, fare il lavoro che più mi piace: l’attore. Anche se nel paese in cui vivo, l’Italia, è difficile “campare” di teatro. Ma cercherò di essere esaudiente. C’è da fare una distinzione tra cinema e teatro (sembrerà ovvio, ma oggigiorno l’ovvio non lo controlla più nessuno).

Il cinema nasce come proiezione dei nostri sogni. Il teatro è vita. Nel cinema una telecamera entra dentro l’attore, cattura le sue emozioni Il teatro invece è vita perché l’attore (vivo) deve entrare nel cuore del pubblico (vivo). Un attore di teatro non ha tanti ciack a disposizione. Se il pubblico non è attento l’attore lo sente (e alle volte ne risente). Se l’attore non è in gran forma, oppure sbaglia una battuta, il pubblico lo sente. A cinema non succede. Se in sala ci sono bambini che si distraggono, la pellicola non si fermerà di certo e gli attori non ne risentiranno. Bisogna capire bene questo contesto.

Due cose hanno portato alla (quasi) morte del teatro in Italia: la prima è la mancanza di sovvenzioni, la seconda è l’invasione degli attori cani. Il primo punto è vecchio quanto il mondo: la politica non investe nella cultura. Non aiuta le accademie e i teatri. Basti pensare che il Teatro Valle, uno dei più antichi e prestigiosi teatri di Roma è chiuso dal 2014. Il comune di Roma ha avviato un processo per la riapertura ma se ne parlerà tra chissà quanti anni. È solo un piccolo esempio. Immaginate quanti teatri chiudono per mancanza di risorse.

L’altro punto è che gli attori (veri) sono pochissimi. Oggi ci sono gli attori cani, quelli che non hanno studiato. Quelli che dopo aver fatto un laboratorio teatrale di un’ora a settimana credono già di essere grandi attori. Grazie a loro il teatro è diventato brutto. Ma brutto brutto. E se una cosa è brutta il pubblico non la segue. Ecco, in breve questi sono i punti fondamentali della decadenza teatrale italiana. Magari avremo modo di approfondire il tutto.