Da persona che cerca di vivere di teatro posso dire che trecento parole non basterebbero per parlare della situazione teatrale in Italia. Ho cominciato a fare di questa passione un mestiere con non poche difficoltà.
Tra insegnare teatro a scuola ai bambini delle scuole primarie e recitare in vari spettacoli, cerco di realizzare il mio sogno, fare il lavoro che più mi piace: l’attore. Anche se nel paese in cui vivo, l’Italia, è difficile “campare” di teatro. Ma cercherò di essere esaudiente. C’è da fare una distinzione tra cinema e teatro (sembrerà ovvio, ma oggigiorno l’ovvio non lo controlla più nessuno).
Il cinema nasce come proiezione dei nostri sogni. Il teatro è vita. Nel cinema una telecamera entra dentro l’attore, cattura le sue emozioni Il teatro invece è vita perché l’attore (vivo) deve entrare nel cuore del pubblico (vivo). Un attore di teatro non ha tanti ciack a disposizione. Se il pubblico non è attento l’attore lo sente (e alle volte ne risente). Se l’attore non è in gran forma, oppure sbaglia una battuta, il pubblico lo sente. A cinema non succede. Se in sala ci sono bambini che si distraggono, la pellicola non si fermerà di certo e gli attori non ne risentiranno. Bisogna capire bene questo contesto.
Due cose hanno portato alla (quasi) morte del teatro in Italia: la prima è la mancanza di sovvenzioni, la seconda è l’invasione degli attori cani. Il primo punto è vecchio quanto il mondo: la politica non investe nella cultura. Non aiuta le accademie e i teatri. Basti pensare che il Teatro Valle, uno dei più antichi e prestigiosi teatri di Roma è chiuso dal 2014. Il comune di Roma ha avviato un processo per la riapertura ma se ne parlerà tra chissà quanti anni. È solo un piccolo esempio. Immaginate quanti teatri chiudono per mancanza di risorse.
L’altro punto è che gli attori (veri) sono pochissimi. Oggi ci sono gli attori cani, quelli che non hanno studiato. Quelli che dopo aver fatto un laboratorio teatrale di un’ora a settimana credono già di essere grandi attori. Grazie a loro il teatro è diventato brutto. Ma brutto brutto. E se una cosa è brutta il pubblico non la segue. Ecco, in breve questi sono i punti fondamentali della decadenza teatrale italiana. Magari avremo modo di approfondire il tutto.