Ho scelto il libro Oleandro Bianco di Janet Fitch, perché incuriosita dal film visto qualche anno prima. La protagonista è Astrid. Ha 12 anni quando inizia a raccontare la sua storia. Vive in California con la madre Ingrid, che fa la scrittrice. Ha un rapporto conflittuale con lei, donna avvenente e sicura di sé, mentre Astrid trova difficoltà a farsi accettare dagli altri. Cresce con la mancanza di una figura paterna, e a circondare le sue giornate sono solo piante di oleandro bianco. La madre incontra Barry, che dopo un po’ diventa il suo compagno. L’uomo però la tradisce e lei a sua volta si vendica avvelenandolo. Viene arrestata. Astrid è costretta a vivere in una casa famiglia. Entra nel giro degli assistenti sociali, e viene data in affido.
A 13 anni viene affidata a un ex alcolizzata, bigotta, con problemi di tossicodipendenza. In prigione la madre inizia a riallacciare un rapporto con la figlia attraverso delle lettere. A 14 anni Astrid perde la verginità con l’amante della madre affidataria, che a sua volta reagisce sparandola.
ASTRID DA UNA FAMIGLIA ALL’ALTRA
Dopo la degenza in ospedale ovviamente viene data in affido ad una nuova famiglia, che la umilia tanto da farle sentire il peso della solitudine e la induce a fare pensieri suicidi. Trova uno spiraglio di luce in Olivia, una donna di colore che però si prostituisce. Influenzata dall’unica persona che le sta vicino, anche lei a 15 anni si vende sessualmente per procurarsi della droga. Il suo corpo, ma soprattutto il suo spirito, è provato, aumentano le cicatrici sia sulla pelle che sul cuore. In realtà lei desidera solo che sua madre la conosca, si lega a chiunque mostri attenzione nei suoi confronti e vuole che a qualcuno importi di lei. La madre affidataria la scaccia, e lei a sua volta si ritrova con una nuova tutrice che la fa vivere di stenti, che lei stessa soprannomina “Crudelia”.
Poi trova una nuova sistemazione presso Claire, l’unica donna che vuole conoscerla realmente: lei le sta accanto, la porta al cinema, al museo, si prende cura di lei, tanto che Astrid inizia ad affezionarsi a quest’ultima. Nel mentre Clair e Ingrid si scrivono e si incontrano in prigione: Astrid appare serena grazie alla presenza di Claire, ma questo suscita la gelosia di Ingrid. Morbosamente legata al marito, Claire, vedendosi venir meno le attenzioni da parte di quest’ultimo, inizia a riempire questi vuoti facendo un uso sconsiderato di super alcolici. Dopo due anni di esistenza altalenanti decide infatti di togliersi la vita. A 17 anni finisce nuovamente in un centro per minori e, completamente sfiduciata dalla vita finora vissuta, decide di non voler avere più rapporti con la madre naturale e di smetterla di cercare il padre. Svanisce in lei l’illusione di essere salvata.
ASTRID CRESCE SENZA IDENTITÀ
Astrid ha cambiato 8 scuole in 5 anni: è ormai la somma di tante persone insieme, ma tutte diverse però. E’ una ragazza alla continua ricerca di qualcosa: di essere figlia di qualcuno, una ragazza di cui qualcuno si prenda cura. Non ha più una propria identità, costretta a vivere e ad adattarsi a situazioni che lei non sceglie ma che deve accettare per sopravvivere. Cambia assistente sociale ogni volta e crede di non poter essere più amata da nessuno. Odia la madre naturale ma nello stesso tempo è il suo unico punto di riferimento.
Nel centro per minori incontra Paul, insieme decidono di trasferirsi a Berlino. Consapevole che ogni madre che ha avuto, ha lasciato in lei un segno indelebile, solo ora con Paul si sente veramente libera, tanto da decidere anche di incontrare suo padre. Un romanzo sconvolgente, ricco di sorprendenti retroscena. L’autrice usa un linguaggio poetico e crudo allo stesso tempo e la protagonista fa osservazioni profonde sulla vita.
Consigliato a chi ama le storie al femminile e a chi continua a lottare e a credere nella forza delle donne.