Quali sono le motivazioni che ti hanno spinto a uscire propria ora che siamo ancora in emergenza sanitaria mondiale?
L’esigenza è quella di sempre : condividere e non tenere per me certe emozioni. A maggior ragione in un periodo particolare come questo, in cui i rapporti umani sono vincolati e tutti ne stiamo soffrendo. Ho trovato l’ispirazione tra le mura di casa mia per scrivere le bozze di progetti futuri. Ho desiderato tanto uscire con il mio album in questo periodo e ce l’ho fatta. Non era scontato visto il limite della libertà, ma la mia costanza e di chi mi sta intorno ha fatto sì che ciò accadesse.
Quali sono i punti di contatto tra le due parti del disco?
Nella prima parte del disco ci molti strumenti, mentre in questa seconda parte c’è un avvicinamento alla musica anni Ottanta e un ridimensionamento delle tracce. C’è un togliere piuttosto che aggiungere, ovvero uno sguardo all’essenzialità. Questo è il punto focale. I concetti poi sono diversi, trattano tutti lo stesso argomento, la vita che ognuno di noi vive e che può avere dei punti in comune.
Qualcuno dirà: guarda Nek che sfrutta il momento per essere l’unico sul mercato.
Ma quale sarebbe la strategia? Oggi sappiamo tutti quanto poco vendano i dischi. Io ho proprio la necessità di mantenere un contatto con il mio pubblico, anche soltanto con un brano che passa in radio.
A proposito, la radio ha reagito meglio della tv alla crisi ?
Per quanto riguarda la musica, la radio è popolare, arriva a tutti, anche ai giovani, molto più di quanto sembri. Tanto per capirci, i fenomeni che nascono sui social o su YouTube poi hanno bisogno della radio per diventare davvero popolari.
«E sarà bellissimo» è un brano che è nato durante la quarantena, ce ne vuoi parlare?
Questo brano è una fotografia delle circostanze che stiamo vivendo. Mi sono immaginato un soldato, che nella mia testa è un medico che per andare incontro alle esigenze dei malati deve interrompere i rapporti con la famiglia. Ho pensato ad un astronauta che, dopo tanto tempo nello spazio, tocca terra e ha bisogno di avere un aiuto per riabilitarsi, per adattarsi all’atmosfera, alla forza di gravità. Sarà così anche per noi, torneremo a vedere cose bellissime che prima abbiamo dato per scontato.
All’interno del nuovo album, poi, hai inserito anche un brano registrato con Martina e Beatrice…
Sì, «E da qui», un pezzo del 2010 che raccoglie un sacco di messaggi che oggi sento ancora più importanti. E’ bello sentire la loro voce in un mio brano, ma è stato ancora più bello aver vissuto quel momento con loro davanti ad un microfono.
Ci aspetta un anno senza concerti. Come ti stai organizzando?
Stiamo ragionando sul da farsi. I concerti sono una macchina complessa, non si tratta solo di noi cantanti ma c’è un parte notevole di persone, di addetti ai lavori, che lavora dietro le quinte. Stiamo tutti navigando a vista, non solo noi ma anche il Governo. C’è una visione incerta del futuro, e di sicuro si poteva fare di più per tutti.
A proposito di Governo. Hai partecipato all’appello al Governo di Fiorella Mannoia, Laura Pausini e tanti altri colleghi affinché i lavoratori dello spettacolo non vengano lasciati mai soli. Si arriverà ad una soluzione?
È sacrosanto usare i nostri spazi e le nostre possibilità per sensibilizzare l’opinione pubblica e la classe politica su questo tema. C’è un lavoro di tantissime persone dietro i concerti. Io stesso spendo sempre qualche parola al termine dei miei Live per chi ha svolto il lavoro ogni sera. Lo fanno anche altri miei colleghi, perché dietro una performance di un artista si nasconde un microcosmo straordinario di persone che svolgono un lavoro fondamentale. Capisco che sia un momento duro e complesso per chi ci governa, ma bisogna porre l’accento anche su questo tema. Io che sono un privilegiato, posso anche aspettare l’ipotetica ‘Fase tre’. Però questi lavoratori come fanno? Hanno famiglie e responsabilità, devono essere tutelati come tutti. Mi auguro quindi che il Governo ponga la cultura e l’intrattenimento al pari dei beni primari. Io sono anche disponibile ad andare a Roma a manifestare, se ci fosse bisogno.
Sperando che si torni presto a suonare dal vivo… ti aspettiamo anche in Svizzera, dove, come sai, hai molti fan…
Ho un ricordo bellissimo di tutta la Svizzera, che ho girato in lungo e in largo, dal Ticino alla parte tedesca e quella francese. E tutti i luoghi in cui sono stato, al di là del paesaggio tenuto perfettamente, come se fosse il salotto di casa, hanno un comune denominatore: una cura eccezionale per i luoghi adibiti alla musica. È vero che ci sono molti italiani, e dunque ci si sente un po’ a casa. Ma anche in Svizzera tedesca e francese i concerti sono sempre stati animati da un pubblico caloroso.
Infine, il tuo gioco preferito?
Non è il cubo di Rubik perché non riesco a farlo. Il mio gioco preferito è la musica che è anche il mio hobby preferito.
Anticipato dal primo singolo “PERDONARE”, venerdì 29 maggio 2020 è uscito “IL MIO GIOCO PREFERITO – parte seconda”, il nuovo album di NEK Filippo Neviani, distribuito da Warner Music.