Cosa rappresenta per te la musica? Come e quando ti ci sei avvicinato?
Per me la musica rappresenta una dimensione interiore, che sia astratta o figurata, con o senza parole; la musica è il linguaggio dell’universo, così come del pensiero. Di fatto mi ci sono avvicinato nel momento in cui sono nato credo, non ricordo il giorno.
Nel tuo nuovo progetto cosa vuoi comunicare al pubblico?
Ogni canzone, almeno ogni mia canzone, nasce da un desiderio sincero di voler raccontare qualcosa in termini di parole e al contempo di esprimere qualcosa in termini di musica; perciò ogni progetto è vincolato al suo specifico significato, seppur dentro i parametri che ho detto. Nel caso di Destino si tratta di un dialogo avvenuto davvero tra me e il mio destino che mi sono limitato a riportare in musica.
Quali sono le tue 3 canzoni preferite, all time, del Festival di Sanremo?
Ciao amore, ciao di Luigi Tenco, Almeno tu nell’universo di Mia Martini e Chiamami ancora amore di Roberto Vecchioni; ho detto le prime tre che mi sono venute in mente tra quelle che mi piacciono ma ce ne sarebbero anche altre.
Come si potrebbe rilanciare il mercato discografico della musica?
Non ne ho la più pallida idea. Non ho mai avuto particolari attitudini in materia di mercati e finanze. Mi sono sempre limitato a dire la mia con le mie canzoni, più di questo non mi spingo a fare. Sicuramente percepisco su di me il peso di un “sistema musica” in crisi per diversi motivi che non sto qui a raccontare, anche perché è sotto gli occhi di tutti. Forse se la musica tornasse a dipendere da un supporto fisico invece di essere completamente digitalizzata sarebbe meglio? Forse si, anche se la vedo dura.
Quale sarebbe per te il più grande successo?
Non credo che il successo abbia necessariamente a che fare con il giudizio del pubblico o con il consenso degli “esperti”; i primi spettatori della nostra arte siamo noi stessi, perciò il successo arriva quando siamo in grado di soddisfare le nostre aspettative, qualunque esse siano.