Marcello Romeo e il suo “Zattera di sale”

marcelloPer ricordare la strage silenziosa che si consuma nel mare. In radio dal 2 aprile, “Zattera di sale” è il nuovo singolo di Marcello Romeo, estratto dall'album “Dolce Amaro”. Intervista con il cantante.

In radio dal 2 aprile, “Zattera di sale” è il nuovo singolo di Marcello Romeo, estratto dall’album “Dolce Amaro” (pubblicato il 10 Febbraio scorso), una raccolta di 12 brani, alcuni inediti, altri già pubblicati e rivisitati.

Zattera di sale” è una storia toccante e tristemente attuale, quella di tanti che, nella disperazione, affidano la propria vita ed il proprio futuro al mare, cercando una via di uscita alla propria difficile condizione e spesso andando, invece, incontro ad un tragico destino.

Interamente registrato in PMS e arrangiato da Raffaele Montanari, il significato profondo del brano è sottolineato ulteriormente da un suggestivo video, carico di emozioni, ideato e realizzato da Milo Barbieri (visibile su YouTube).

Ne abbiamo parlato con Marcello stesso…

Come è nata “Zattera di sale”?
Guardando il dipinto a olio di Theodore Gericault, “La zattera della Medusa”, del 1818 che si trova al Louvre. Questo quadro racconta un fatto di cronaca contemporaneo all’artista, la drammatica vicenda avvenuta successivamente al naufragio di una fregata francese davanti alle coste africane della Mauritania, dove 150 persone salirono su una zattera di fortuna di 20 m. Solo 15 di loro si salvarono, ma quello che successe su quella zattera in quei giorni maledetti è inenarrabile: l’angoscia generò un clima di violenza e sopraffazione che sfociò in cannibalismo per fame e morte in mare per disperazione. Troppe analogie con quello che sta succedendo 200 anni dopo, nei nostri mari: si pensa a quanti raggiungono le coste, ma io penso alla strage silenziosa delle migliaia e migliaia di vite perse nel mare.

Parlaci del video…
Confrontandomi con Milo Barbieri sul tema e sul testo della canzone è nato un video che porta l’attenzione di chi guarda a soffermarsi su ciò che vede e a riflettere sulla precarietà e fragilità di queste vite; tutto ciò è possibile grazie al fatto che i protagonisti solo figurine di carta, oggetti fragili per eccellenza.

Come nasce invece l’album, “Dolce amaro”?
Nasce come una raccolta di brani inediti e brani rivisitati ed ha un filo conduttore: la Bologna degli anni ’80. Il titolo, inoltre, è dedicato a Silvano Silvi, recentemente scomparso, conduttore dell’omonimo programma televisivo, dove si sono alternati personaggi che poi hanno raggiunto il successo. Però Dolce e Amaro sono anche fasi della vita che si alternano e questo si evince dai testi dei brani.

Tra i brani rivisitati ce n’è uno a cui sei particolarmente legato?
Si, “La ragazza di Via Paradiso”: narra la piccola storia di quattro ragazzi all’epoca dei Mondiali degli anni 80, in una Bologna fatta di portici, sole, ora legale, divisi fra università e corse al mare.

Negli anni hai maturato conoscenze artistiche molto importanti, ce n’è una in particolare che vuoi ricordare?
Da giovanissimo, appena diciassettenne, conobbi Lucio Dalla: mi piaceva e mi emozionava fargli ascoltare i miei primi brani. “Di Mondi”, per esempio, è stato il mio primo brano e il titolo me lo suggerì lui.  Da adulto, poi, ho avuto la fortuna di conoscere Umberto Tozzi e Dodi Battaglia. Quindi tre artisti originali hanno trasmesso e continuano a trasmettere (purtroppo senza Lucio) il proprio essere attraverso le note che ascolti e le emozioni che provocano: siamo di fronte a  centinaia di milioni di dischi venduti, ognuno con il proprio  modo di interpretare la musica, ovviamente.

Che progetti hai per il futuro?
Di sicuro voglio continuare a scrivere per me e per gli altri e continuare il lavoro di scouting sui giovani cantautori e cantautrici; inoltre voglio anche continuare a cercare spazi e farsi spazio in questo mondo di radio, TV, teatri, piazze che di spazi ne offre pochissimi ai giovani cantautori emergenti.

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