Marcello Alleca, un italiano da conoscere a Ginevra

Marcello Alleca, di origini siciliane, è giunto a Ginevra nel 1993 per i suoi studi universitari, attratto dalla vocazione internazionale della città.

L’ambiente multiculturale che caratterizza Ginevra si riflette anche nel suo lavoro presso l’UEFA e nella sua famiglia, dove, insieme alla moglie Sarah di origine persiana e inglese e ai loro quattro figli, si parla e si studiano diverse lingue.

Come sei arrivato in Svizzera e, più precisamente, a Ginevra?
Sono nato in Svizzera, figlio di emigrati siciliani. Ho trascorso la mia infanzia tra Diessenhofen nel Canton Turgovia e Schaffhausen, città di riferimento in quell’angolo di Svizzera al confine con la Germania. Per i miei studi universitari ho scelto di trasferirmi a Ginevra, dove ho conseguito la laurea in traduzione. E qui sono rimasto. Anche se nel frattempo, per ragioni familiari e professionali, ci siamo trasferiti nei dintorni di Nyon, Ginevra è sempre rimasta nel mio cuore e ci torniamo spesso e volentieri.

Riesci a mantenere vivo il tuo legame con la comunità italiana e con la Sicilia?
Sì, è molto importante per me. Per diversi anni sono stato membro del comitato dei genitori a Ginevra e poi del CPSI, l’ente gestore dei corsi di lingua e cultura per i cantoni di Vaud e Vallese. Ho frequentato personalmente questi corsi consolari e comprendo quanto siano cruciali per mantenere salde le nostre radici. Credo di essere riuscito a trasmettere la passione per la cultura italiana alla mia famiglia. Ginevra e Vaud offrono numerose opportunità per vivere l’italianità. Inoltre, le risorse sono eccellenti: film, libri, musica, gastronomia, c’è tanto da amare e apprezzare. I viaggi in Italia sono frequenti e regolarmente visitiamo “u paisi” in Sicilia.

Lavori per l’UEFA, l’organizzazione calcistica responsabile dei tornei europei per club e nazionali. Oltre all’organizzazione delle partite, l’UEFA si impegna per la salvaguardia e lo sviluppo del calcio in Europa. Di cosa ti occupi esattamente?
L’UEFA è suddivisa in vari settori e il mio si occupa delle competizioni per le squadre nazionali maschili, dalle giovanili alla squadra maggiore. Come molti sapranno, quest’estate si svolgerà l’EURO 2024 in Germania e l’Italia sarà chiamata a difendere il suo titolo di campione in carica.

Gestire queste competizioni significa redigere i regolamenti, definire i sorteggi e i calendari. Dalle regole passiamo alla loro attuazione, stabilendo gli standard organizzativi.

Puoi fornire qualche esempio concreto per illustrare le tue responsabilità?
Certamente. Iniziamo dai regolamenti. Cosa succede se una partita deve essere sospesa, ad esempio dopo soli 45 minuti di gioco, a causa di pioggia intensa che rende il campo impraticabile? Le regole dell’UEFA stabiliscono che la partita deve essere completata, i restanti 45 minuti nel nostro esempio, il giorno successivo, preferibilmente con gli stessi giocatori e nello stesso stadio.

Curiamo ogni minimo dettaglio degli aspetti organizzativi che riguardano una partita UEFA. All’EURO 2024 si disputeranno 51 partite e vedrete che i 10 stadi e i 10 campi saranno identici: 18 strisce d’erba chiare e scure alternate, le reti delle porte con maglia esagonale, le bandierine del calcio d’angolo con il logo EURO 2024, e così via.

Il tuo lavoro ti porta a viaggiare molto?
Sì, in 26 anni all’UEFA ho avuto l’opportunità di visitare quasi tutti i nostri paesi membri. Devo dire che l’ambiente di lavoro è molto internazionale, anche nei nostri uffici. L’inglese è la lingua predominante, il francese è presente per ovvie ragioni, ma posso esprimermi regolarmente anche in tedesco e svizzero tedesco. Inoltre, quando necessario, utilizzo con piacere le mie conoscenze di spagnolo e portoghese.

Domanda finale: puoi dirci qual è la tua squadra del cuore? O l’UEFA ti impone l’imparzialità?
La ricerca dell’oggettività è parte integrante del mio carattere, ma è vero che come dirigente UEFA la pratico quotidianamente nel mio lavoro. Per me, il successo di un torneo non dipende dalla vittoria di una particolare squadra, ma dalla soddisfazione di aver organizzato l’evento in stretta collaborazione con tutte le parti interessate e nel rispetto delle normative vigenti. Questo rispetto si estende anche ai giocatori o agli allenatori che ho avuto il privilegio di incontrare durante la mia carriera: non faccio distinzioni tra famosi e non, tra ammirati o meno, siamo tutti “colleghi”, loro sul campo da gioco, noi organizzatori al di fuori di esso.

All’ultimo campionato europeo, mi sono trovato sul campo di Wembley alla fine della finale, naturalmente contento per la vittoria italiana, ma concentrato sul mio compito di riunire giocatori e arbitri per avviare la cerimonia di premiazione. Quindi, il mio pronostico per il prossimo campionato europeo? Vincerà il migliore!