È polemica feroce sull’Organizzazione Mondiale della Salute che invita a ridurre considerevolmente il consumo di prodotti agro-alimentari made in Italy. Non esclusivamente italiani, per la verità, ma dei Paesi che si affacciano nel Mediterraneo. Sono italianissimi il prosciutto di Parma, il Parmigiano Reggiano e la Pizza, Mediterranei gli altri come Olio di oliva e Vini.
La loro colpa? Troppo sale (prosciutto e parmigiano), troppi grassi saturi e insaturi (olio di oliva), troppo alcol (vini), troppi zuccheri (dolci e gelati). Tutti elementi che nuociono gravemente la salute, quasi alla pari delle sigarette. Immaginate una bottiglia di olio di oliva oppure una confezione di parmigiano con l’etichetta della morte che incombe? La motivazione pare essere dettata dalla volontà di combattere le malattie cardiovascolari, il diabete e il cancro: entro il 2030 queste malattie dovranno essere ridotte del 30 per cento. Occorre ridurne il consumo e quindi per l’OMS “vanno tassati”.
Stupisce che sotto accusa siano finiti i prodotti tipici della dieta mediterranea considerata fino a ieri “allungavita”. E stupisce ancora di più che nel mirino finisca in primo piano l’Italia, uno dei Paesi con la popolazione più longeva al mondo. Pur se l’Italia è una potenza mondiale che esporta per ben 41 miliardi di euro, diventando un concorrente agguerrito nella grande competizione globale nel comparto agro-alimentare, non si tratta solo di una guerra commerciale tra Paesi (Stati Uniti e Europa) e tra industrie (alimentari e chimiche). Il problema della salute è serio.
In media si consuma al giorno oltre 12 grammi di sale a persona, quando l’Organizzazione mondiale della salute (OMS) raccomanda 5 grammi, che corrispondono a circa 2 grammi di sodio al giorno. I grassi (monoinsaturi, polinsaturi e saturi ben ripartiti tra loro) che andrebbero consumati giornalmente non devono superare il 35 per cento delle calorie giornaliere complessive.
E veniamo all’alcol, che contiene sette calorie a grammo (etanolo). Il consumo moderato giornaliero equivale a circa 36 grammi per l’uomo (quasi 4 decilitri di vino) e 24 per le donne (circa ¼ di vino). Chi beve birra non dovrebbe superare il litro al giorno e chi superalcolici 40 ml.
E gli zuccheri? Senza considerare quelli contenuti negli alimenti come frutta e latte, bensì di quelli che vengono aggiunti a cibi e bevande e che sono già in miele e succhi di frutta, il limite finora è fissato a 50 grammi giornalieri (circa dieci cucchiaini di zucchero): si dovrebbe ridurre della metà a 25 grammi che equivalgono al 5 per cento del totale delle calorie giornaliere. Per raggiungere questo limite basta consumare 3 cucchiaini di saccarosio (il comune zucchero da cucina), 4-5 frollini e un cucchiaio di ketchup e ci siamo.
Ora è iniziata la discussione. Il tema verrà affrontato ufficialmente il 27 settembre dall’ONU a New York, nella riunione convocata per valutare “i progressi compiuti nella lotta alle malattie non trasmissibili”.
Prendiamo di questa polemica gli aspetti positivi: per tutti i consumatori è un’occasione per approfondire le conoscenze sulla salute alimentare e accrescere la consapevolezza nutrizionale di tutto ciò che ingeriamo.