Se ne è andato pochi giorni fa anche l’ultimo gigante della sartoria napoletana, Cesare Attolini, figlio dell’indimenticabile Vincenzo, nella cui sartoria, negli anni ‘30, fu ideata la prima giacca “alla napoletana”, come poi sarebbe stata chiamata: destrutturata, morbida, senza spalline, un’innovazione che sarebbe poi stata seguita da tutte le case di moda sartoriali.
Una notizia inaspettata che ha sconvolto l’intero mondo della moda e della sartoria napoletana. Lucidissimo fino all’ultimo, se ne è andato come ha sempre vissuto: da uomo vero, visionario, con passione per il suo lavoro, generoso verso i collaboratori e devoto anzitutto alla sua famiglia, ai suoi figli e poi alla sua amata arte sartoriale dell’ago e del filo. Dopo i primi anni nella bottega di famiglia di via Vetriera, decise ancor giovanissimo di lasciare famiglia e città per andare a Torino a dirigere una delle più prestigiose sartorie dell’epoca ed in poco tempo riuscì a dar vita, oltre che ad un enorme successo commerciale, ad una linea particolare, un connubio perfetto fra la tecnica artigianale e quella di serie. Nel 1987, Cesare decide di tornare a Napoli per mettersi in proprio ed apre a Casalnuovo una sartoria contemporanea di grandi dimensioni, affiancato dai figli Massimiliano e Giuseppe.
Una storia di sartoria napoletana che ha avuto come clienti Totò, Vittorio De Sica e Marcello Mastroianni, i quali amavano la tasca a toppa e l’inconfondibile stile della giacca alla napoletana “perfetta per uomini imperfetti”. Cesare Attolini va considerato l’ ultimo grande padre “fondatore” della sartoria napoletana, sempre alla ricerca dell’eccellenza, con almeno 25/30 ore di manualità ad ogni singolo capo da realizzare. Sempre perfetta la congiunzione tra stagione e peso: lino e lana sottile per l’estate, cachemire e tweed per l’inverno, oltre alle raffinate varianti di vecchia scuola miscelate con l’innovazione e le fibre naturali. E poi, soprattutto, la giacca privata di ogni rigidità, le maniche a “mappina”, solide ma morbide, assolutamente imprescindibili nei capi maschili più ricercati.
Anche Hollywood, del resto, ne è stata testimone: come dimenticare gli abiti di Jep Gambardella nella “Grande Bellezza”, dal vestito blu da sera che Toni Servillo indossa mentre passeggia all’alba per Roma al completo di lino bianco, indossato anche per la locandina del film. Tutti con la manica a ‘’mappina’’ e ‘’rever a lancia’’ per mostrare l’eleganza napoletana al pubblico di tutto il mondo, mentre ritirava l’Oscar per il migliore film straniero. Del resto Attolini ha realizzato capi su misura anche per grandi attori come Robert De Niro, Dustin Hoffmann, Michael Douglas e Denzel Washington.