Il 4 gennaio 2025 si compie mezzo secolo dalla scomparsa di uno dei maggiori intellettuali del ‘900: Carlo Levi morì a Roma dopo aver inviato un messaggio di augurio al Congresso della Filef, di cui era fondatore e presidente, che si stava svolgendo in quei giorni a Salerno.
Meno noto rispetto ai molti altri versanti di impegno artistico e culturale, civile e politico che caratterizzarono la sua vita, quello verso l’emigrazione italiana fu tuttavia l’ambito che più di altri occupò Carlo Levi dalla metà degli anni ’60 fino alla sua morte.
Sono oltre dieci anni di lavoro continuo che si intrecciano e si ricollegano alle vicende giovanili del confino in Basilicata, della lotta di Liberazione, alla sua costante attenzione al meridione, all’impegno parlamentare e alle lotte internazionaliste e antimperialiste, per la pace in Vietnam, per il Cile di Neruda e di Allende.
Un impegno che lo porta a visitare le comunità emigrate in Svizzera e in Germania e a presentare al Parlamento Europeo il Libro Bianco sulla condizione dei migranti e lo Statuto internazionale dei diritti dei lavoratori migranti, nel 1971 e 1973.
E’ infatti alla fine del 1967 che, insieme ad altre personalità della cultura e del mondo politico e sindacale della sinistra, Carlo Levi fonda la Federazione dei lavoratori Emigrati e delle loro Famiglie (FILEF).
Alla fine degli anni ’80, alla Filef aderiranno oltre 400 associazioni in Italia e in tutti i paesi dell’emigrazione di massa, dall’Europa alle Americhe, all’Australia e nascono in Italia le prima associazioni che raccolgono gli immigrati, seguendo le pratiche sperimentate all’estero.
La Filef omaggia e ricorda questa ricorrenza mettendo a disposizione i molti materiali e scritti di Carlo Levi dai suoi archivi, nel frattempo digitalizzati e alcune delle diverse iniziative realizzate negli ultimi anni a ricordo del suo fondatore.
Fonte: emigrazione-notizie.org