Cari europeisti, mi viene in mente una canzone di Sergio Endrigo, Girotondo intorno al mondo, sì perché solo voi potete costruire un grande ponte che unisca tutti i ragazzi e le ragazze del mondo, tutti noi, nel nome della pace e dell’uguaglianza tra i popoli.
Voi, che credete nella forza dell’unione, siete la speranza delle future generazioni. In barba a chi vorrebbe l’Europa disgregata, indignata, arrabbiata, frammentata, rendendoci tutti vulnerabili, come foglie in balia del vento.
C’è chi a tutti i costi vuol trovare un nemico da combattere, perché è più facile puntare il dito che stringere una mano. Continuate a lavorare, cari europeisti, e non curatevi di chi strilla scomposto, di chi parla alla pancia, e con la pancia, mettendoci l’uno contro l’altro.
Non lasciatevi scoraggiare da chi vuol raccogliere consensi con slogan spicci. Chi mira a dividere non si rende conto della complessità del reale. Oppure sì, ma fa finta di nulla. Il fenomeno delle migrazioni è antico quanto l’uomo e non può esser certo fermato con uno steccato. Il compito dell’Europa è quello di essere un faro: di libertà, di giustizia e di fratellanza.
Coraggio, cari europeisti, andate avanti.
Ieri, alla fermata dell’autobus, accanto a me, c’erano un bambino, sudamericano, e un signore africano, sulla quarantina. Non si conoscevano. Il signore ha detto al bambino di fare attenzione, di non sporgersi troppo verso la strada, perché poteva essere pericoloso. Tra loro si è creato un momento intimo, familiare. È questa, cari amici, l’Europa che dobbiamo amare, e custodire.
LO SCRITTOR D’AMOR