Sono passati 10 anni dal terribile terremoto che sconvolse l’Abruzzo e devastò l’Aquila. Tremò tutta l’Italia per l’interminabile scossa delle 3.32 del 6 aprile: 5,9 della scala Richter e dell’VIII/IX scala Mercalli, della durata di 40 secondi. 309 morti, 1.600 feriti, quasi 80mila sfollati nella prima ora e danni per 10 miliardi di euro solo in provincia dell’Aquila, senza contare i 56 Comuni del cratere sismico. 10 miliardi di euro di danni stimati.
Le gru sono ancora tutte in città a ricordare che L’Aquila continua ad essere il cantiere più grande d’Europa. Ma la ricostruzione è lenta e difficile per l’immensità del centro storico. Da un lato quella privata, dall’altro quella pubblica; da un lato il centro storico, dall’altro vicoli e frazioni. Intorno a L’Aquila si è formata una galassia di piccoli nuclei sparsi. Che al massimo si ricompongono in qualche centro commerciale. 6.300 persone ancora vivono nelle casette d’emergenza. Il centro storico è semi-deserto. I negozi (85 attività commerciali) che hanno riaperto i battenti stentano ad andare avanti per la scarsità dei clienti. Solo gli studenti universitari nel fine settimana riportano la vita nei locali della movida.
Il numero degli iscritti all’Università nell’anno accademico 2008-2009 era di 24.699 persone; nel 2016-2017, ultima stima registrata, gli iscritti erano scesi a 18.802. Stando alle cifre riportate dal ministero, è aumentata la quota di provenienza da fuori regione raggiungendo quasi l’80% degli immatricolati. Occorrerà molto tempo per riportare L’Aquila ai suoi splendori. Semmai ci tornerà. Il terremoto ha lasciato lutto, sofferenza e desolazione.