La tendenza del «multilocale»: lavoro e abitazione

In Svizzera la possibilità di lavorare sempre più spesso al di fuori dell’ufficio tradizionale influenza anche le preferenze e modalità abitative. Studio condotto dalla società EBP per conto dell’Ufficio federale delle abitazioni (UFAB), dei Cantoni e di istituzioni private.

Dallo scoppio della pandemia per molti è diventato assolutamente normale lavorare da casa o in mobilità (lavoro a distanza o «multilocale»).

Se nel 2001 meno dell’1 % era in telelavoro per almeno la metà del tempo, durante il primo lockdown, a primavera 2020, questa cifra ha sfiorato il 50 %, e il 30 % delle persone lavorava addirittura esclusivamente da casa. Si può ipotizzare che nei prossimi dieci anni circa il 40 % dei dipendenti lavorerà regolarmente in modalità «multilocale».

La perdita di importanza del luogo di lavoro può avere un impatto sulla scelta della zona in cui abitare. Uno studio della società EBP (Wie Remote Work beeinflusst, wo und wie wir in Zukunft wohnen) mostra quali fattori sono coinvolti quando il lavoro è meno legato a un luogo fisso, e come questo influisce sull’ambiente circostante.

La possibilità di lavorare da remoto, di per sé, difficilmente induce le persone a traslocare più spesso: i fattori di «ancoraggio», come l’ambiente sociale, rimangono importanti nella scelta del proprio «habitat». Generalmente gli svizzeri quando traslocano rimangono comunque nelle vicinanze, e questo trend si conferma anche per il futuro.

Spesso chi lavora molto da casa desidera più spazio o addirittura una casa o un appartamento di proprietà, ma per molti questo sogno è realizzabile al massimo nelle zone periferiche.

È quindi necessaria una maggiore concentrazione di servizi e strutture di uso quotidiano, raggiungibili in poco tempo. I Comuni con una funzione soltanto residenziale e i quartieri dormitorio perdono invece sempre di più di attrattiva, anche se facilmente raggiungibili.