Il premier Giuseppe Conte ha convocato i giornalisti a mercati chiusi (ore 18.15) per parlare del futuro dell’esecutivo. Aveva preparato nella forma e nei contenuti la sua performance come un attore. Ha ricordato il giuramento al momento dell’insediamento alla guida del governo il 1. giugno dell’anno scorso. E nel ricordare il governo del cambiamento nato dal contratto, ha annunciato la “Fase Uno”, altrimenti “se ne va”!
Prima della conferenza stampa, a due passi da Palazzo Chigi (nel palazzo dei gruppi parlamentari) si era tenuta la riunione tra il capo politico M5S Luigi Di Maio e i sindaci M5S. Che fare? Continuare oppure mandare tutto all’aria?
E poco dopo la conferenza stampa, alle ore 20.30 incontro con gli esponenti di Lega e M5s per parlare prima dello “Sblocca cantieri” (ore 20) e poi del “decreto Crescita” (ore 20.30). Una settimana dopo le elezioni Europee, e mentre ancora le tensioni da campagna elettorale tra i soci di governo non sembrano rientrate.
Non è stato uno scatto d’orgoglio questo di Conte. È una resa. Ha riconosciuto di non avere una forza politica, di non avere potere, in definitiva di essere nelle mani di Salvini e Di Maio. Un brutto epilogo per il premier.
Dopo il suo discorso inizierà il palleggio tra il capo dei leghisti e dei grillini. È l’avvio di una crisi di governo. Una volta ammessa la propria debolezza, pur lanciando un ultimatum (“smettetela di litigare e mettetevi a lavorare”), Giuseppe Conte ha perso ogni credibilità. Forse salverà la faccia, ma ha perso la guida dell’Italia. E al governo ancora si ride… a spese dell’Italia!