La libertà di stampa è una parte fondamentale della nostra società libera, la ‘’conditio sine qua non’’ per poter scrivere ogni giorno articoli, proporre reportage, analisi e testimonianze da tutto il mondo, senza limiti o imposizioni, un diritto universale di ottenere e diffondere informazioni liberamente attraverso i giornali, la radio, la televisione e internet, senza alcuna interferenza da parte dello Stato o da chicchessia, un principio formulato e sancito dalle Nazioni Unite e dalla Dichiarazione universale dei diritti umani, un organo indispensabile per ogni società democratica per sapere, conoscere e prendere eventualmente decisioni informate ma anche un unico e valido strumento di sorveglianza e di indagine a tutela di tutti i cittadini.
Ed è quindi oltremodo necessario a qualunque società esistente avere necessariamente un giornalismo di qualità opportunamente sostenuto in ogni modo, anche finanziariamente, soprattutto ora che il mondo è cambiato moltissimo con l’avvento di internet, dei social network, dei tanti opinionisti e degli innumerevoli influencer. Facebook, Google e tutte le altre aziende Big Tech hanno ormai assunto una posizione dominante nel mercato dei social media rispetto a realtà più piccole o alle agenzie indipendenti. Queste grandi piattaforme della comunicazione diffondono notizie per i loro utenti senza che la fonte che ha scritto la notizia riceva alcun compenso per la loro pubblicazione. Una cosa assolutamente da cambiare per proteggere la pluralità e la diversità nell’ambito di una stampa veramente libera, sostenendola anche con donazioni, leggendo i giornali e promuovendo anche un miglior approccio commerciale all’informazione online. In Canada il governo centrale è intervenuto con una proposta e disegno di legge, l’Online News Act • C-18, sulla falsariga del modello normativo australiano, che mira a garantire nuove opportunità di mercato derivanti dall’accesso alle notizie digitali canadesi, assicurando da una parte la correttezza delle informazioni ma anche vigilando su un adeguato compenso economico per tutti gli operatori della stampa, obbligando, di fatto, i grandi gruppi online a negoziare gli opportuni accordi finanziari per poter diffondere i contenuti mediatici locali e, quindi, in sostanza proibendo agli stessi di potersene servire in maniera discriminatoria, dando magari risalto a taluni a svantaggio di altri. Gli uffici di Meta a Menlo Park.
In risposta a questa nuova legge che, in pratica, costringerà i giganti multimediali a dover pagare per poter pubblicare le relative notizie, META ha bloccato in Canada, per tutti gli utenti, la possibilità e la disponibilità di accedere a tutte le news e i post dei media canadesi su Facebook e Instagram. L’inevitabile scenario è che ci si trova ora in una situazione che non ha una soluzione all’orizzonte, con la quasi malaugurata certezza di girarci tutti in tondo senza la benché minima certezza di una prospettiva di conclusione positiva.
Proprio, infatti, come un cane che si morde la coda.