La Germania volta pagina. La storica decisione del 2002 di abbandonare l’energia nucleare, quando ancora incideva del 30% dell’energia nazionale, è ora realtà. Fu la premier Angel Merkel ad assumersi la responsabilità di rinunciare al nucleare.
Da mezzanotte del 15 aprile sono state spente le ultime tre centrali nucleari: Isar-2 (Monaco), Emsland e Neckarwestheim-2. Ma non è finita qui, però. Ora resta il problema dello stoccaggio delle scorie.
Come farà ora? Non ci saranno particolari problemi anche in seguito alla crisi dopo lo scoppio della guerra Russo-Ucraina. Le rinnovabili costituiscono il 51% del fabbisogno energetico, il 28% arriva dal carbone e il resto dal gas. L’obiettivo del governo tedesco è di portare le energie rinnovabili all’80% entro il 2030.
Ancora una volta in Europa è la Germania a dare la rotta nella produzione energetica. Anche se l’Italia ha abbandonato da tempo il nucleare, la dipendenza dal gas e petrolio è all’80%. Il nucleare resiste in Francia (70% del fabbisogno nazionale), Belgio (50%), Ungheria (40%), Svezia (40%), tanto per citare alcuni paesi.
E la Svizzera come è messa? In Svizzera circa il 58,1 per cento dell’elettricità è prodotto a partire dalla forza idrica, il 32,9 dall’energia nucleare, il 2,3 per cento dai vettori fossili e quasi il 6,7 per cento dalle nuove energie rinnovabili.
Resto l’obiettivo ambizioso per tutta Europa: 100% di rinnovabili entro il 2050. La sfida riguarda governo e cittadini.