Il 2 novembre se non dovesse essere esplicitamente revocato dal governo italiano il Memorandum Italia Libia sarà prorogato per altri tre anni. Anni in cui continueranno a morire in mare migliaia e migliaia di donne e uomini in fuga dalla fame, dalle guerre, dalla repressione da parte di regimi dittatoriali e dispotici. Donne e uomini che affronteranno il mare nel tentativo di costruirsi una vita degna di essere vissuta.
Dal 2017 ad oggi oltre 100.000 persone sono state intercettate dalla “guardia costiera libica” e ricondotte forzatamente nei lager gestiti da bande criminali. Italia e Europa proseguono nel disegno di esternalizzare le frontiere determinando le condizioni per sfruttamento, tortura, stupri nei campi di detenzione. Il problema non è solo lo spreco di risorse in formazione e mezzi impiegati e che potrebbero essere più saggiamente investiti in interventi umanitari e/o di sviluppo.
La questione riguarda la tutela dei diritti umani e la possibilità di futuro per cittadini di paesi che anni di colonialismo e imperialismo hanno ridotto in povertà. Una possibilità di sopravvivenza che rischia di essere vanificata perché chi oggi è arrivato in Libia ha solo due alternative: rientrare con mille rischi nei paesi di provenienza o affrontare la rotta del mediterraneo.
Il governo recentemente eletto non induce all’ottimismo e i primi segnali paiono ripercorrere scene già viste. Ma questa consapevolezza deve indurre ad un aumento della mobilitazione e dei momenti di lotta contro oscurantismo e prevaricazione.
La Filef (Federazione italiana lavoratori emigrati e famiglie) nasce e si batte da anni per la tutela dei migranti, per la salvaguardia dei loro diritti, per costruire un mondo e un futuro possibile per uomini e donne di tutti I paesi del mondo. La sua storia ha attraversato le vicende dell’emigrazione italiana, si è caratterizzata per la vicinanza agli stranieri in Italia e non può che essere insieme alla rete dell’associazionismo accogliente e solidale e gridare forte il suo NO a questa barbarie.