Una voce, quella di De Gregori, che ha fatto la storia della musica cantautorale italiana. L’appuntamento zurighese diventa un’occasione unica da vivere un suo concerto live quest’anno in Svizzera con la tappa del suo tour «De Gregori & Band Live – The greatest hits». «La donna cannone», «Buonanotte fiorellino», «Titanic», «Rimmel», «Alice» e tutte le sue canzoni più belle verranno infatti proposte di nuovo nella forma che tutti conosciamo e che tutti abbiamo cantato almeno una volta nella vita.
Dopo i grandi consensi raccolti da parte di pubblico e critica l’estate scorsa che ha visto ovunque il tutto esaurito per il tour « De Gregori & Orchestra – Greatest hits live », dall’apertura alle Terme di Caracalla di Roma alla chiusura milanese con la doppia data al Teatro degli Arcimboldi, passando per il trionfo degli oltre diecimila dell’Arena di Verona, a marzo 2020 Francesco De Gregori tornerà con la sua band nei club d’Italia ed Europa.
Ma dove trova il cantautore romano oggi l’ispirazione?
«Nasce dalla voglia di comunicare. Dalla necessità e dalla voglia di raccontare me stesso. Dalla voglia di parlare in maniera spudorata, di quello che ho visto, letto, vissuto. Una persona troppo pudica non farà mai questo mestiere. Bisogna svelarsi un po’ per fare questo lavoro».
Ti senti un poeta?
«Non lo sono mai stato. La poesia è un’arte a sé, vive solo di parole e di ritmo letterario. Ci possono essere poesie orribili e canzoni meravigliose. Sono due cose completamente diverse».
Il pubblico dei tuoi concerti è “stratificato”, dai fan storici che hanno più di 60 anni fino ai ragazzini. Come hai tenuto insieme tante generazioni in tutti questi anni?
« Una paternità che non abbiamo mai cercato. D’altra parte, io non avrei mai potuto scrivere le mie canzoni senza tener presente la lezione di Paoli, Endrigo, Lauzi, De André… E allora diciamo che tra i rapper e i trapper di oggi ci stanno quelli più ispirati e quelli meno, come in tutte le congreghe, cantautori storici compresi. »
Nel gennaio 1975 pubblichi il disco più importante della tua vita, quello di «Pablo» e «Buonanotte fiorellino». Da allora, la canzone d’autore non è stata più la stessa.
« Perché se Rimmel non è un disco politico, ha comunque un taglio sociale da diversi carati. Basti pensare a Pablo, storia d’immigrazione fra Svizzera e morti bianche, o al manifesto antifascista di Le storie di ieri, originariamente scritta per Faber, che rivaluta in chiave generazionale la lotta contro l’MSI e che sembra più attuale oggi che nel 1975 ».
Il 5 settembre allo Stadio Olimipico di Roma Francesco De Gregori e Antonello Venditti si esibiranno insieme sullo stesso palco. I due artisti cominciano a collaborare poco più che ventenni durante un viaggio in Ungheria, scrivono le loro prime canzoni insieme, per arrivare al comune esordio discografico con « Theorius Campus » dove Antonello incide « Roma Capoccia », subito grandissimo successo, e Francesco « Signora Aquilone ». Un disco che sancì per entrambi l’inizio del proprio percorso artistico…. il resto è storia! Due personalità differenti, ma affini. Due stature artistiche diverse, ognuna con la sua poetica.
Dopo 50 anni tornate insieme protagonisti sul palco dello Stadio Olimpico di Roma, nella vostra città, là dove tutto iniziò. Che cosa farete ?
« Non ci crederai, ma non lo sappiamo ancora. Sicuramente ci divertiremo molto, e si divertirà anche il pubblico ».
Intanto godiamoci l’attesa per il concerto di De Gregori a Zurigo, nel quale sarà accompagnato dalla sua band composta da: Guido Guglielminetti al basso e contrabasso, Carlo Gaudiello alle tastiere, Paolo Giovenchi alle chitarre, Alessandro Valle alla pedal steel guitar e al mandolino e per la prima volta Simone Talone alle percussioni. Oltre Zurigo De Gregori farà tappa anche a Parigi, Bruxelles, Lussemburgo, Londra e Madrid.
I biglietti sono disponibili in prevendita nei punti vendita e di prevendita abituali e su Ticketcorner
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