La genesi di batteri resistenti è un problema mondiale per l’essere umano e gli animali. Se si verifi-cano infezioni da batteri multiresistenti, può risultare difficile e talvolta addirittura impossibile trattar-le con gli antibiotici.
La sorveglianza del consumo di antibiotici e delle resistenze a questi medicamenti conferma la tendenza positiva in atto in Svizzera. Lo «Swiss Antibiotic Resistance Report» dell’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) e dell’Ufficio federale della sicurezza alimentare e di veterinaria (USAV) mo-stra una diminuzione in alcuni importanti settori.
Uso minore di antibiotici nella medicina umana
Dal 2019 al 2021 il consumo totale di antibiotici nella medicina umana è diminuito del 19 per cento. In questo ambito hanno sicuramente svolto un ruolo importante una migliore igiene, come per esempio il frequente lavaggio delle mani, la disinfezione, l’uso di mascherine e la riduzione dei contatti durante la pandemia di COVID-19, in quanto tali misure hanno portato in generale a una diminuzione del numero di infezioni. Prima della pandemia, ossia nel periodo dal 2010 al 2019, il consumo di antibiotici nella medicina umana era rimasto abbastanza stabile, ma era stato possibile registrare una netta riduzione per quanto riguarda l’uso degli antibiotici critici appartenenti al gruppo «watch».
La Svizzera uno dei Paesi europei con basso consumo
Nel confronto europeo, la Svizzera continua a essere uno dei Paesi con il consumo più basso di antibiotici. Tuttavia, esistono notevoli differenze regionali: nelle regioni francofona e italofona il consumo di antibiotici pro capite è in media sensibilmente maggiore rispetto a quello nella Svizzera tedesca. Nel 2021 la maggior parte degli antibiotici è stata impiegata per combattere le infezioni delle vie urinarie (40 %), seguite dalle malattie delle vie respiratorie superiori (23 %).